“Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.” (Mt 5, 43-48)
Il primo atto della legge mosaica, posto dal grande patriarca, allo scopo di lenire lo spirito d’ira e di vendetta, è riassunta in un noto versetto del Levitico, molto conosciuto: “Occhio per occhio, dente per dente”. In sé non è sbagliato reagire contro un sopruso manifesto. È l’istinto di conservazione della vita che esorta a proteggersi dal male. Se non che, siamo tutti edotti che nei momenti di tensione, si deborda facilmente dalla giustizia all’odio e alla vendetta efferata. Se noi dovessimo essere giudicati vorremmo una ampia e veritiera istruttoria che evidenzi tutte le debolezze, i condizionamenti, gli impedimenti. È quanto mi disse un esperto sacerdote quando, osservando persone cadute in vari sbandamenti, riconosceva che tutte, prima, avevano ampiamente subito del male.
Gesù non identifica mai il peccatore con il proprio peccato, ma induce sempre ad una piena revisione di vita. Quanti santi sono stati grandi peccatori. È poi assai frequente constatare che: chi veramente soffre, non siamo noi quando ci offendono o deridono. Il peccatore è sempre un’anima veramente sofferente. Di costoro Gesù ha sempre compassione, perché vede il dramma del loro cuore. Li attende, condivide il possibile e soprattutto gli mostra un’altra umanità. Prepara il terreno per quella virtù che sola basterebbe a innescare un moto di verità, individuale e sociale: “Ammonire il peccatore”.
Sarebbe stato difficile perdonare se Dio per primo non avesse perdonato. Le divinità pagane sono sempre giustiziere spietate. Gesù invece ti viene a cercare, pronto a valorizzare anche una imperfetta revisione di vita, con un perdono che riconcilia con Dio, al punto che i tuoi peccati non hanno più alcuna esistenza. Sicuramente vorremmo tutti avere quella presenza di spirito, che rendeva Gesù capace di non lasciar mai correre per il….“quieto vivere”, che ci rende colpevoli dello stesso peccato a cui abbiamo assistito.
Nel Padre Nostro diciamo: “rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”; che questo non diventi per noi un giudizio di condanna. Se non sappiamo come accostarci ad un peccatore – e ciò capita molto spesso – possiamo pregare per lui, ben sapendo che la prima preghiera che Gesù ascolta è quella del peccatore che chiede perdono: Signore Gesù, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore.