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Il pensiero del giorno

27 Marzo 2023 - Autore: Don Andrea Nizzoli

Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: “Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?”. Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”. E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?”. Ed ella rispose: “Nessuno, Signore”. E Gesù disse: “Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”. (Gv 8, 1-11)


                                  

Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa

La prescrizione è nel libro del Levitico (20, 10):
“Se uno commette adulterio con la moglie del suo prossimo, l’adultero e l’adultera dovranno essere messi a morte”, e del Deuteronomio:
“Ambedue i colpevoli devono essere condannati” (Dt 22, 22-24).
Essendo che un uomo non può condannare a morte un altro uomo, toccava al popolo nel suo insieme prendersi una simile responsabilità. Esistono leggi di questo tipo anche oggi in alcuni paesi mussulmani, oltre ai testi biblici del Levitico e del Deuteronomio sopra citati. Condannare l’adulterio è un modo di conservare il bene pubblico. Se tanti altri casi come questo non vengono condannati, perché sono commessi in modo apparentemente legale, anche storpiando la legge di Mosè con cavilli formali, allora l’autorità perde ogni credibilità.

La donna colta in flagrante reato è una peccatrice, tutti hanno il diritto di distaccarsi da una simile azione che si erge contro Dio, ma a patto che ciascuno, in cuor suo, sia sinceramente distaccato da questo peccato. Chissà, forse questi lapidatori giustizieri erano clienti stessi di quella prostituta. Gesù tace e scrive sulla sabbia. Cosa? Non lo sappiamo; ma mise a nudo quei cuori privi di misericordia, chiaramente carichi di peccati, al punto che se ne andarono tutti. Anche in tal caso Gesù non dà spazio a nessuna identificazione tra peccato e peccatrice. Questa prostituta viene salvata dal potente perdono di Cristo e contemporaneamente lo siamo tutti noi.

Beato Francesco Faà di Bruno Sacerdote e fondatore

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