Passione di nostro Signore secondo Giovanni
(lettura integrale)
La croce è uno dei supplizi più atroci che l’uomo abbia mai inventato per suoi simili. In essa la tortura, l’ignominia e la morte si danno convegno per distruggere ogni traccia di umanità e di dignità. Il flagello romano era detto da Cicerone “Orribilis flagellum”, perché provocava lividure concentrate e penetranti, che poi si settavano e emettevano un liquido bluastro, per cui il condannato era sfigurato in modo indicibile, ed era esposto lungo le strade per essere deterrente estetico terrificante. Ma da quando Cristo l’ha portata sulle spalle e vi ha disteso il suo corpo, la croce si è rivestita di luce e di bellezza. In nessun altro momento Gesù è così Dio, e così Salvatore come quando è appeso alla croce. La croce è la sposa di Cristo. Gesù non se ne separa mai. Non si parlerebbe neppure di Gesù, se fosse morto nel suo letto. La croce ha la forma del corpo umano. È stata predisposta perché vi fosse inchiodato. Ogni uomo infatti nasce crocifisso. La croce è data in pegno ad ognuno di noi fin dall’istante del concepimento. Nessuno per quanti tentativi faccia potrà liberarsene prima del momento della morte. Quaggiù il solo “punto fermo” dell’uomo è la croce (don Primo Mazzolari). Capire il senso della vita vuol dire comprendere il significato della croce. Chi sfugge la sofferenza dissipa la vita. Chi la abbraccia, si realizza e scopre la sorgente nascosta della gioia. Il cristiano che ringrazia della croce è entrato nel cuore della fede. Mai Gesù è così vicino al Padre come quando vive la passione. Tutti i suoi talenti spirituali e fisici sono protesi alla piena realizzazione. Rimane magnificamente uomo di preghiera, nonostante sia travolto da mille malvagità enigmatiche, intuisce che quella era la strada da percorrere, non si lamenta, né inveisce e continua a chiamare Dio, come Padre.
Capita anche a noi, nella nostra vita di dover affrontare più di un problema contemporaneamente. Nessuno può far le tue veci. I problemi sono tuoi e tu devi affrontarli. Fuggirli, non servirebbe. Saremmo rincorsi come una volpe braccata dai cani. Lì però, rimani vicino a Dio! Prega! Ponendo in atto tutto quanto possiamo, scopriamo che ciò che pareva pura negatività, è in realtà un impegno che Dio ci chiede, che muove tutto il bene di cui siamo capaci e di cui ci sorprendiamo. Tutto è ordinato alla salvezza e rapidamente riconosciuto come tale dalle anime cristiane, le quali sanno che Dio non tradisce. Di ciò si avvede il buon ladrone, che sarà il primo a gustare la richiesta di perdono: “Padre perdona loro, perché non sanno quello che fanno”, che fu la prima parola delle sette, di Cristo in croce. I figli di Maria, vivono la sua stessa sensibilità verso Dio come a Cana, dove Lei consigliò di fare ciò che Gesù dice, proprio mentre mancava l’esuberanza di vita ed era l’ora delle tenebre. Figlio procedi! diceva Maria al Figlio, con la sua semplice presenza, durante la passione! Tutto pareva oscuro e senza senso, ma lì, Dio vuole qualcosa di santo, finalmente dai quel “di più”, che non riuscivi a mettere in atto. Trai da te stesso, tutto il bene di cui sentivi l’esigenza e la benedizione. Quando sulle strade della vita incontri la croce, sappi che è l’ora di Dio che rapidamente distende la sua misericordia e il male cede il passo alla grazia di Dio.
(cfr. Padre Livio – Cristianesimo controcorrente)