Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: «Mostraci il Padre»? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò (Gv 14, 6- 14).
L’autorivelazione di Gesù, “io sono la via, la verità e la vita”, unicamente necessaria per conoscere e vedere il Padre, è stata efficace nella vita dei due Santi Apostoli, Filippo e Giacomo, che oggi festeggiamo in tutta la Chiesa. Filippo era di Betsaida, la città di Andrea e di Pietro. Dopo aver chiamato questi due fratelli, Gesù incontrò anche lui e lo chiamò a seguirlo. Egli apparteneva forse ad una comunità ellenizzata come si può arguire dal suo nome greco e dai rapporti tenuti con i pagani, i “timorati di Dio” (cfr. At 10), quei greci che si rivolgevano proprio a lui per poter vedere Gesù (12,20-30). Da quel che sappiamo sull’esperienza di Filippo alla sequela di Gesù, possiamo ricavare importanti elementi per la nostra crescita e maturazione di fede. Da quando fu chiamato da Gesù a seguirlo, ebbe modo di compiere il sicuro cammino della conversione mediante la fede in lui. Gesù in persona lo sollecitò a passare dal desiderio di vedere Dio, il Padre invisibile, alla fede in Lui, lì presente, il Figlio che è già nel Padre e che lo rivela, lo fa vedere ai nostri occhi. Proprio per questo bisogna credere in Gesù Cristo! Chi crede, vede! Nella fede della Chiesa, il credente si rende conto serenamente dei propri limiti e riconosce l’origine divina delle opere compiute nella vita privata e sociale da Gesù che dona anche il potere di compiere le sue stesse opere!
Anche l’Apostolo Giacomo, figlio di Alfeo, visse e diede la sua vita nella fede del Figlio di Dio e fu testimone del Risorto (1Cor 15,18). Per questa sua sicura adesione a Gesù Cristo fu ritenuto, cum e sub Petro, un solido riferimento nella verifica dell’ortodossia della fede, una colonna, dallo stesso Paolo (Gal 1,19; 2,9). Fu figura di primo piano nella comunità di Gerusalemme tanto che Pietro dispose che fosse lui ad annunciare la sua liberazione (At 12,17). Ebbe un ruolo importante nell’adesione alla fede in Gesù Cristo unico Salvatore affermata autorevolmente da Pietro al Concilio di Gerusalemme (At 15, 13-29). La dottrina della Chiesa sulla ineludibile reciprocità della fede e delle opere in Cristo, contenuta nella Lettera che porta il suo nome, costituisce un concreto e fecondo principio di civiltà, sempre attuale, della Dottrina sociale della Chiesa.