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Il pensiero del giorno

23 Maggio 2023 - Autore: Don Andrea Nizzoli

Così parlò Gesù. Poi, alzàti gli occhi al cielo, disse: “Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato.  Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo.  Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare.  E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse. Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola.  Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te,  perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.  Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro.  Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. (Gv 17, 1-11)


                                  

Il capitolo 17 di Giovanni è sicuramente il più espressivo dei sentimenti del cuore di Gesù. Non poteva essere che l’amico intimo del salvatore a poter scrivere parole così accorate. Conclude i discorsi dell’ultima cena ed è denominato: “Il canto del cigno” dal grande esegeta Cornelio a Lapide (Biblista fiammingo, gesuita, 1567-1637). Gesù si rivolge teneramente al Padre quale intercessore, prima di offrire la propria vita come vittima di espiazione dei peccati dell’umanità.  Gesù è sicuramente il primo consolatore, il primo Paraclito. Lo possiamo dire leggendo questo brano in cui “ha pregato tanto per l’unità dei discepoli”. È la preghiera dell’Ultima Cena, dove Gesù ha chiesto tanto: Padre, che siano una cosa sola. 

Ha pregato per l’unità, e lo ha fatto proprio nell’imminenza della Passione, quando stava per offrire tutta la sua vita per noi. È quello che siamo invitati continuamente a rileggere e meditare, in una delle pagine più intense e commoventi del Vangelo di Giovanni, il capitolo 17. Com’è bello sapere che il Signore, appena prima di morire, non si è preoccupato di sé stesso, ma ha pensato a noi! E nel suo dialogo accorato con il Padre, ha pregato proprio perché possiamo essere una cosa sola con Lui e tra noi. Ecco: con queste parole, Gesù si è fatto nostro intercessore presso il Padre, perché possiamo entrare anche noi nella piena comunione d’amore con Lui; allo stesso tempo, le affida a noi come testamento spirituale, perché l’unità possa diventare sempre di più la nota distintiva delle nostre comunità cristiane e la risposta più bella a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi (1Pt 3, 15). La grande immediata attribuzione luminosa, subito unanimemente riconosciuta nelle prime comunità cristiane, era l’avere “un cuore solo ed un’anima sola” (At 4, 32). 

San Giovanni Battista de’ Rossi Sacerdote

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