Ed entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici verso Betània.
La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. Avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse vicino, non trovò altro che foglie. Non era infatti la stagione dei fichi. Rivolto all’albero, disse: “Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!”. E i suoi discepoli l’udirono. Giunsero a Gerusalemme. Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio. E insegnava loro dicendo: “Non sta forse scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni? Voi invece ne avete fatto un covo di ladri”. Lo udirono i capi dei sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era stupita del suo insegnamento. Quando venne la sera, uscirono fuori dalla città. La mattina seguente, passando, videro l’albero di fichi seccato fin dalle radici. Pietro si ricordò e gli disse: “Maestro, guarda: l’albero di fichi che hai maledetto è seccato”. Rispose loro Gesù: “Abbiate fede in Dio! In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte: “Lèvati e gèttati nel mare”, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà. Per questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà. Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe”. (Mc 11, 11-25)
Non trovò altro che foglie
Le foglie di fico sono grandi, verdi. Perciò veniva piantato davanti alle case per goderne l’ombra. Ma le foglie senza frutto sono simbolo di vanità, di superficialità, così come col tempo possono diventare gli ideali, la religione e perfino la preghiera. Le abitudini esteriori e le manifestazioni, si mantengono più dello spirito che le ha generate. Un proverbio francese dice che l’orologio non si ferma nel momento in cui ci si scorda di caricarlo, ma più tardi, all’improvviso. Nei suoi ricordi di viaggio, L. N.Tolstoj, racconta di un ufficiale dell’esercito con cui viaggiò, che prima di coricarsi appendeva un’icona al muro e recitava una preghiera.
Un giorno Tolstoj commentò il fatto dicendo: “Tu lo fai ancora?”. L’indomani l’ufficiale non lo fece, né lo fece più in seguito. È possibile si chiede Tolstoj, che uno possa perdere la fede per un piccolo commento fattogli? Certamente no. Quell’uomo già da lungo tempo non credeva, la sua preghiera rimaneva solo un’abitudine esterna. Una piccola osservazione rivoltagli lo avvertì che non era più necessaria. Che fare allora? Di tanto in tanto è bene verificare le nostre abitudini religiose e rinnovare lo spirito. Gli esercizi spirituali servono proprio a questo. (cfr. T. Spidlik – il vangelo di ogni giorno – LIPA – p. 117-118)