“Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli”. (Mt 5, 17-19)
Non ci si illuda di essere persone religiose senza aver fondato la propria vita sulla base eterna della moralità. Nei dieci comandamenti si rispecchia tutta la santità di Dio e nessun comportamento umano, che voglia essere morale, può minimamente discostarsi da loro. Tante volte viene giustamente affermato che la morale evangelica si fonda sull’amore di Dio anzitutto, amato con tutto il cuore, mente ed anima. Intimamente connesso al primo, vi è l’amore verso il prossimo, da amarsi come sé stesso. Il vangelo ci dà la misura di quest’amore in Gesù stesso, che ha amato Dio e l’uomo fino alla croce. Tuttavia la morale evangelica, proposta da Gesù nel discorso della montagna, non sostituisce ma conferma la legge del Decalogo. I farisei e gli scribi non erano uomini gaudenti e spensierati, ma rigidi osservanti di tutti i precetti della religione ebraica. Austeri, impegnati nel digiuno e nella preghiera. Eppure Gesù non li approva, ma pone l’urgenza di superare la loro “giustizia”. Li pone al di sotto del livello minimo per la salvezza.
I farisei guardavano più all’esterno, che all’interno dell’animo. Il vangelo volge tutto il suo orizzonte verso il “cuore”. Si preoccupavano di abluzioni rituali, degli abiti adatti alla preghiera, delle posizioni in platea ecc. Gesù non dice che siano preoccupazioni cattive, né del tutto inutili, ma evidenzia ciò che è più essenziale. Disprezzavano il povero e il peccatore, storpiavano la legge mosaica, con grandi vantaggi economici. Gesù invece vuole la purezza d’animo e la verità negli atteggiamenti spirituali. Nel rapporto col prossimo non basta evitare l’omicidio, tutt’altro! Vuole che sentiamo l’esigenza di mostrare a chiunque, la pace della vita eterna, pregustata fin d’ora. Nella parola, oltre il distacco dalla menzogna, desidera che amiamo parole sempre conformi al vangelo che professiamo. Nella morale sessuale Gesù ci dice che non è sufficiente rifuggire da aberrazioni passionali. Tra i frutti dello Spirito Santo vi è il “governo di sé” e una visione veritativa di tutta la corporeità umana. Nel Decalogo e nel discorso della Montagna vi è un altissimo ideale di perfezione, non riscontrabile in nessuna cultura. Si tratta di una moralità di origine divina, alla quale nessun uomo poteva pervenire con le proprie forze, è donata nella grazia battesimale, accompagnata dal buon sapore della presenza dello Spirito Consolatore: “Beato l’uomo di integra condotta, che cammina nella legge del Signore” (Sal 127/128,1).