“Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa”. (Mt 10, 37-42)
San Paolo raccomandava ai cristiani: “Accoglietevi gli uni gli altri, come Cristo ha accolto voi” (Rom 15, 7). Ecco dunque il motivo della nostra accoglienza nei confronti dei fratelli. Cristo ci ha accolti anche se peccatori, recidivi, anche se spesso l’abbiamo offeso e gli abbiamo voltato le spalle, anche se rozzi e tardi a capire, come erano gli stessi apostoli. Ci ha accolto gratuitamente nonostante il dislivello infinito che c’era fra noi e lui. Dobbiamo fare anche noi così. Cominciando nella vita di ogni giorno e con le persone più vicine. Accogliersi, cioè accettarsi reciprocamente, tra persone della stessa famiglia o tra colleghi di lavoro, spesso è più difficile che accogliere e accettare persone estranee. Con queste abbiamo meno cose da perdonare e da farci perdonare. Il momento della condivisione della parola e del pane deve essere il momento della massima accoglienza.
Oggi si tiene conto in diversi ambiti della vitalizzazione degli ambienti con diversi incontri e riunioni, sul lavoro, nella scuola, nei condomini; tanto più deve essere nelle celebrazioni liturgiche. Spesso ci lasciano freddi e apatici, non tanto perché manchiamo di rivolgerci a Gesù – o meglio, anche per quello – ma soprattutto perché non c’è attenzione all’accoglienza gli uni gli altri. Ognuno resta nel suo ambito. È un’esperienza ormai alquanto assodata. Solo quando un gruppo di persone, trovandosi insieme, fa unità, cioè si accoglie fino in fondo, così come si è, accettandosi fraternamente, solo allora si sprigiona una forza che coinvolge tutti e fa vivere una dimensione nuova, che è appunto la dimensione dello Spirito, e di cui la gioia è il contrassegno più evidente.