« Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: “Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro”. Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: “Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?”. Così rendeva puri tutti gli alimenti. E diceva: “Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo” » (Mc 7,14-23)
Finalmente l’insegnamento di Gesù sulle tradizioni degli antichi raggiunge il suo punto culminante. Diventa chiaro che il suo atteggiamento davanti alla legge non si può ridurre ad un mero e superficiale “lassismo”. Le norme cerimoniali sono da comprendersi come una prefigurazione simbolica. Una volta giunta la realtà che esse avevano il compito di preparare hanno esaurito la loro funzione (Rm 7,6; Eb 8,13). Gran parte della Legge riguarda la distinzione tra puro e impuro, insegna come una persona o un oggetto diventano impuri e come comportarsi in questi casi (Lev 11-15; Dt 14). Già i profeti avevano insegnato a non assolutizzare le pratiche meramente cerimoniali (Is 1,11-17; Os 6,6; Am 5,21-27) e che la vera impurità consisteva nel comportamento volontariamente cattivo (Ez 36,17). Gesù non minimizza la Legge, non la distrugge, non insegna a disprezzarla, ma – inserendo il suo insegnamento nella scia dell’interpretazione dei Profeti – la porta a compimento, ne svela il significato profondo e per questo la “compie”. Il Vangelo non è “contro la Legge”, non va dunque interpretato come una liberazione per annientamento delle norme… È una liberazione perché conduce al senso profondo della legge che è l’amore, amore che Lui ci dona gratuitamente, purché noi siamo disposti a lasciarci trasformare da lui. Al cuore della legge sta appunto il Cuore. Il cuore nella Bibbia rappresenta l’intimità profonda dell’uomo, il luogo dove accoglie la volontà di Dio o vi resiste. È la sorgente delle emozioni fondamentali come amore, dolore, ansia e gioia, ma, in contrasto con la concezione moderna è anche la sorgente del pensiero, della volontà e della coscienza (cfr. Ger 17,5-10; 1Cor 4,5; 1Gv 3,19-21). « La tradizione spirituale della Chiesa insiste […] sul cuore, nel senso biblico di “profondità dell’essere” (“in visceribus”: Ger 31,33) dove la persona si decide o no per Dio [Cf Dt 6,5; Dt 29,3; Is 29,13; Ez 36,22; Mt 6,21; Lc 8,15; Rm 5,5 ] » (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 368). Gesù assume una posizione di valore epocale dichiarando puri tutti gli alimenti. Da questo momento la separazione del popolo di Israele dagli altri popoli, voluta da Dio nell’Antico Testamento, è superata. Gesù dichiara senza mezzi termini che la distinzione cerimoniale tra puro e impuro può solo significare simbolicamente la purezza del cuore, ma non è assolutamente in grado di produrla. Chi può farlo? Lui, Gesù, che è venuto a regnare sui cuori. Come ottenere questa vera purificazione? Aprendo il nostro cuore a Lui, mediante la fede e l’amore.