« Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio » (Lc 6,36-38)
La misericordia è la regola principale del Regno di Dio (cfr. 10,36-37; Mt 9,13). « Sebbene non sia strettamente necessaria, la confessione delle colpe quotidiane (peccati veniali) è tuttavia vivamente raccomandata dalla Chiesa [cfr. Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1680; Codice di Diritto Canonico, 988, 2]. In effetti, la confessione regolare dei peccati veniali ci aiuta a formare la nostra coscienza, a lottare contro le cattive inclinazioni, a lasciarci guarire da Cristo, a progredire nella vita dello Spirito. Ricevendo più frequentemente, attraverso questo sacramento, il dono della misericordia del Padre, siamo spinti ad essere misericordiosi come lui [cfr. Lc 6,36 ]: “Chi riconosce i propri peccati e li condanna, è già d’accordo con Dio. Dio condanna i tuoi peccati; e se anche tu li condanni, ti unisci a Dio. L’uomo e il peccatore sono due cose distinte: l’uomo è opera di Dio, il peccatore è opera tua, o uomo. Distruggi ciò che tu hai fatto, affinché Dio salvi ciò che egli ha fatto. Quando comincia a dispiacerti ciò che hai fatto, allora cominciano le tue opere buone, perché condanni le tue opere cattive. Le opere buone cominciano col riconoscimento delle opere cattive. Operi la verità, e così vieni alla Luce [Sant’Agostino, In Evangelium Johannis tractatus, 12, 13] » (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1458). Gesù riformula l’insegnamento di Lev 19,2: « Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo », dicendo di imitare la misericordia di Dio al posto della sua santità: « Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso ». Evidentemente non ci troviamo qui davanti ad una contraddizione, ad una abolizione (Mt 5,17), ma ad un compimento. È come se dicesse: la santità di Dio, nel suo fondamento profondo è amore, quindi, rispetto all’uomo miserabile è misericordia. Qui troviamo la differenza profonda tra l’Antico e il Nuovo Testamento. Nell’Antico Testamento la santità di Dio è stata intesa soprattutto come diversità, separazione, per cui imitare la santità di Dio voleva dire separarsi dagli altri popoli e dai loro costumi peccaminosi. Il compimento del Nuovo significa andare al fondamento, alla ragione profonda della santità di Dio, cioè al suo amore misericordioso. Il Nuovo non abolisce l’Antico: non si tratta di avvicinarsi al peccatore per peccare come lui! Rimane sempre vero che dobbiamo separarci dal peccato e da tutto ciò che conduce al peccato, tuttavia dobbiamo praticare la misericordia nei confronti dei peccatori diventando strumenti della loro liberazione dalla schiavitù del peccato. E questo deve cominciare da noi: se è difficile e quasi impossibile confessarsi tutti i giorni, possiamo però fare quotidianamente l’esame di coscienza, dove, dopo aver ringraziato Dio di tutti i suoi benefici, riflettiamo davanti a lui sulle nostre mancanze quotidiane, chiedendogli subito perdono. È una straordinaria scuola di umiltà e misericordia. Sperimentando quotidianamente la misericordia di Dio nei nostri confronti, corriami il rischio di diventare noi pure misericordiosi… E la misericordia, l’amore e la gioia ci inonderanno con sovrabbondanza: « […] una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio ».