« Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato » (Gv 15,18-21).
Dopo aver insegnato ai discepoli che devono amare come lui ha amato, Gesù li mette in guardia a proposito dell’odio del mondo. Il mondo li odierà come ha odiato lui. Dio ha mandato il suo Figlio per salvare il mondo caduto nel peccato, ma il mondo non lo ha riconosciuto e non lo ha accolto (Gv 1,10-11).
Che cos’è il “mondo” di cui si parla qui? Significa gli esseri umani e la loro cultura in quanto si trovano in uno stato di ostile ribellione nei confronti di Dio. Gesù manda i suoi discepoli nel mondo e questa missione è una partecipazione e un prolungamento della missione con cui il Padre ha mandato lui. Platone (428/427 – 348/347 a.C.), nel secondo libro della Repubblica, fa una riflessione stupefacente: se in questo mondo venisse un giusto, un giusto “per davvero”, un giusto che sia tale nel profondo del suo intimo e che come tale si comporti ed operi, che cosa gli succederebbe? « Se è così come l’ho descritto, il giusto verrà flagellato, torturato, gettato in ceppi, avrà bruciati gli occhi e infine, dopo avere sofferto ogni sorta di mali, verrà impalato [ma il termine greco usato qui da Platone può essere tradotto anche con “crocifisso”] » (Repubblica, II 361e – 362a). Non ci si può meravigliare che molti abbiano parlato di Platone come di un “profeta”… Ma ad un tale risultato si può arrivare anche soltanto con un quotidiano esame di coscienza, che ci faccia esplorare in profondità, con la luce che ci viene dall’alto, la nostra umanità peccatrice. Gesù ci dice: se sarete odiati non meravigliatevi, perché il mondo ha odiato me… E – se ci pensate bene – anche voi mi avete odiato e c’è voluta tutta la mia pazienza, la mia insistenza e il mio amore per vincere la vostra resistenza. Allora quando parlate al vostro prossimo, quando mi annunciate, non aspettatevi applausi. Aspettatevi piuttosto resistenze, ragionamenti cavillosi che cercheranno sempre di sfuggire all’essenziale, che è l’amore. Vi parleranno di questo o quel prete cattivo, di questo o quel cristiano malvagio. A volte, a corto di argomenti, vi diranno che non sopportano l’arredamento della Chiesa, che il microfono e gli altoparlanti fanno un rumore fastidioso, che i vicini di banco non si lavano e puzzano, che chiacchierano e fanno rumore. Oppure, quando se la vedranno brutta ti attaccheranno direttamente, raccogliendo tutto quello che di negativo – vero o falso che sia – sono riusciti a raccogliere sul tuo comportamento. Se in te troveranno solo bontà e umiltà, ricorreranno alla calunnia. Se neppure questa darà frutto, spesso allora ricorreranno alla violenza gratuita e immotivata. Ma è un quadro terribile! Sì, ma accompagnato dalla gioia e dalla protezione costante dello Spirito Santo, il quale ci suggerirà tutto quello che dovremo dire e fare (cfr. Lc 12,11-12). È il mistero della evangelizzazione, di quella evangelizzazione per cui il Vangelo ha raggiunto noi. È il mistero della nuova evangelizzazione per cui noi siamo chiamati a far sì che lo stesso Vangelo raggiunga il nostro prossimo.