« Gesù allora esclamò: “Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me” » (Gv 12,44-50).
La Parola di Dio, che era con il Padre da tutta l’eternità (Gv 1,1) è discesa dal cielo (Gv 3,13) e si è incarnata in Gesù. Gesù è il Figlio del Padre (Gv 5,19-23; 11,4) e lui e il Padre “sono uno” (10,30) ed entrambi hanno un potere divino sulla vita e la morte e il potere di giudicare (5,21-23). Gesù è il perfetto inviato del Padre e quindi accogliere lui è accogliere il Padre (5,30.36-37). Ecco perché: « Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato ». Due volte Gesù ha già detto di essere la luce: « Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita » (Gv 8,12); « Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo » (9,5). Gesù infatti è stato mandato dal Padre per entrare nel mondo che è caduto nelle tenebre del peccato. È lo splendore della luce della verità in mezzo alle tenebre del peccato. Il peccato à assenza di verità, vuoto di senso, strutturalmente illogico. Gesù è luce che svela il peccato e lo mette in mostra nel suo orribile vuoto di senso. Chi è nel peccato lo può riconoscere come tale e – nella misura in cui liberamente lo offre a lui – ne è liberato, perché il peccato è distrutto dalla luce (« la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta » 1,5). La presenza di Gesù nel mondo provoca una risposta. Non la si può ignorare. Chi risponde in modo positivo “non rimane nelle tenebre” (cfr. 12,46). Ma la risposta negativa rimane possibile. Qualcuno può sentire le parole, ma non osservarle, cioè non lasciarle entrare nel suo cuore. Riguardo a chi si comporta così Gesù non ha parole di condanna (« Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui » Gv 3,17). Gesù offre la salvezza, ma essa deve essere liberamente accettata. Chi non l’accetta « ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno ».