« “Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete”. Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: “Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?”. Dicevano perciò: “Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire”. Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: “State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia” » (Gv 16,16-20).
Gesù preannuncia ai discepoli le prove a cui saranno sottoposti a breve, quando non lo vedranno più e saranno invasi dalla tristezza. Dice però anche che questa situazione sarà seguita a breve da una grande gioia quando lo vedranno di nuovo. Il modo con cui lo vedranno sarà diverso dal primo e significherà per la loro vita un progresso decisivo nel loro modo di conoscere Gesù. Quello che è successo allora ai discepoli succede anche nella nostra vita. A momenti di entusiasmo nel seguire Gesù seguono spesso momenti di tristezza, in cui ci sembra che se ne sia andato e ci abbia abbandonato alle nostre sole povere forze. Ricordiamoci allora di queste parole. Anche noi, se vogliamo veramente essere fedeli al Signore, dobbiamo essere disposti a ri-vivere le vicende della sua vita.
La morte e la resurrezione non sono (non debbono essere) episodi del passato da ricordare soltanto come si ricordano le battaglie che abbiamo studiato a scuola leggendole sui libri di storia… Il Signore ci dona la sua vita: « Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici » (Gv 15,13; 13,1). Queste parole sono Parola di Dio, vanno prese molto sul serio, con grande attenzione: se il Signore ci dona la sua vita, vuol dire che noi – a modo nostro – la dobbiamo rivivere. Non spaventiamoci delle tristezze che possono entrare nel nostro cuore, esse sono solo delle “prove”, che costruiscono quella necessaria esperienza che ci permette di entrare realmente nella vita del Signore. Se veramente “rimaniamo nel suo amore”, c’è un pensiero che non accoglieremo mai e poi mai nel nostro cuore, ed è che Lui ci abbia abbandonato!