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Il pensiero del giorno: Gv 3,7-15

10 Aprile 2018 - Autore: Don Piero Cantoni

« Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito”. Gli replicò Nicodèmo: “Come può accadere questo?”. Gli rispose Gesù: “Tu sei maestro d’Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna » (Gv 3,7-15).

Il tema dominante è sempre quello dell’incredulità. Gesù è la Parola eterna di Dio, discesa dal cielo per farci passare dalla morte alla vita. Non soltanto e semplicemente a questa vita terrena, ma alla vita “vera”, che è quella eterna. Per questa ragione ci parla della vita di lassù, di cui può parlare solo Qualcuno che da tutta l’eternità la vive. Ma noi siamo increduli, non accettiamo i segni terreni che il Figlio di Dio ci dona, come potremo accogliere quella vita eterna di cui lui ci parla? Il tema dell’incredulità non riguarda solo Nicodemo e i dottori della legge del tempo di Gesù. Riguarda anche i suoi discepoli e ancora noi oggi. Il dono della fede va accolto e vissuto giorno per giorno, momento per momento. Ogni momento della nostra vita è una chiamata alla fede.

L’innalzamento di Gesù – lo abbiamo già visto – non è la sua resurrezione e salita al cielo: è la sua morte in Croce. Se accogliamo il dono della fede ci lasciamo attrarre dallo Spirito che Gesù ci manda. Un  germe di vita è già in noi: « Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito ». La vita che siamo chiamati a vivere è ormai un’altra: non dobbiamo più pensare, sentire, decidere con la nostra testolina finita, limitata e corrotta, ma lasciare che Qualcuno ci trascini in un pensiero ed un sentire nuovi: « Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma […] quello degli altri. Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù » (Fil 2,3-5); « Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me » (Gal 2,19-20).

Quello che la luce della nostra mente capisce non lo dobbiamo contraddire, ma aprire ad una Ragione più alta e profonda. Quello che il nostro cuore desidera, non lo dobbiamo contraddire ma lasciare che sia coinvolto in un desiderio ed un amore più grande ed infinito. Se il nostro cuore ci rimprovera il peccato, dobbiamo guardare al vero serpente innalzato sull’asta della Croce che ci ama e ci ottiene il perdono e la misericordia. « In questo abbiamo conosciuto l’amore, nel fatto che egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. Ma se uno ha ricchezze di questo mondo [di tutti i tipi: tempo, capacità, intelligenza… Non pensiamo solo ai soldi!] e, vedendo il suo fratello in necessità, gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l’amore di Dio? Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità. In questo conosceremo che siamo dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa » (1Gv 3,16-20). Non dobbiamo avere paura di essere trascinati in una corrente di amore che ci porta lontano lontano fin dentro il mistero della vita intima di Dio, ci fa amare il nostro prossimo e ci fa dimenticare i nostri comodi e i nostri propri interessi.

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