« Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre , madre contro figlia e figlia contro madre , suocera contro nuora e nuora contro suocera » (Lc 12,49-53).
Il fuoco nella Bibbia è simbolo a) della presenza e dell’amore di Dio (Dt 4,24; At 2,3), b) del giudizio di Dio sui peccatori (Lv 10,2; Mt 22,7) e c) della purificazione divina (Lc 3,16; 1Pt 1,7). Il fuoco dell’amore è lo stesso fuoco della giustizia.
L’amore veemente di Dio è percepito come doloroso nella misura in cui si è orientati in senso contrario o difforme. Come una imbarcazione rispetto ad una fortissima corrente d’acqua o di vento. Se si naviga nel senso della corrente, ciò è molto profittevole e piacevole. Ma è altrettanto terribile se l’imbarcazione è mal disposta rispetto alla corrente. Così l’amore di Dio trasporta nel suo vortice beatificante chi è disposto a lasciarsi trasportare. Se lo rifiuta ha, si sarebbe tentati di dire – ma si cozza contro il mistero – suo malgrado, degli effetti devastanti. Sullo spirito innanzitutto, ma su tutto l’uomo – carne e spirito –, posto che è una unità sostanziale.
Così si comprende anche in che senso si deve intendere la fisicità del fuoco dell’inferno. In fondo, due fenomeni in apparenza diversissimi, sono in realtà, dal punto di vista di Dio, la stessa cosa: l’inferno e quella dolorosa tappa della crescita mistica che san Giovanni della Croce ha chiamato «notte oscura». In entrambi i casi Dio si avvicina a chi è impreparato. Chi è radicalmente impreparato, in modo tale che la sua volontà è fissata «contro» è l’inferno. Chi è impreparato perché al suo fondamentale atto di fede non corrisponde ancora una conversione di tutto il suo essere, di tutta la sua «carne».
L’avvicinarsi di Dio allora rappresenta dolore, nella carne (notte dei sensi) e nello spirito (notte dello spirito): qui l’amore è purificazione. Lasciamoci bruciare volentieri dall’amore di Dio. Sarebbe sciocco pensare che questo possa avvenire senza sofferenza, ma riflettiamo sul fatto che questa sofferenza è un cammino di gioia ineffabile! Una gioia talmente grande che, per essere percepita ed incendiare d’amore il nostro cuore, deve bruciare tutti i nostri attaccamenti.