« Stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta. Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: “Donna, sei liberata dalla tua malattia”. Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio. Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: “Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato”. Il Signore gli replicò: “Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?”. Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute » (Lc 13,10-17).
L’uomo è certamente un peccatore: a ciascuno di noi basta un esame di coscienza ben fatto per rendercene conto. Tuttavia il suo peccato è – di norma – un peccato di debolezza. L’uomo appare più vittima che malvagio, una preda di forze inique, dalle quali Gesù viene soprattutto a liberarlo, più che un colpevole bisognoso di espiazione.
Se di sabato è lecito liberare il bue o l’asino dalla sua sete, non sarà forse lecito liberare questa donna dal peso della sua malattia? Non è forse questo il senso vero ed autentico del sabato? Il sabato è giorno di riposo e ristoro per ognuno: buoi, asini e uomini (Dt 5,14). Con una gerarchia però: « La gerarchia delle creature è espressa dall’ordine dei “sei giorni”, che va dal meno perfetto al più perfetto. Dio ama tutte le sue creature, [cfr. Sal 145,9] si prende cura di ognuna, perfino dei passeri.
Tuttavia, Gesù dice: “Voi valete più di molti passeri” (Lc 12,6-7), o ancora: “Quanto è più prezioso un uomo di una pecora!” (Mt 12,12) » (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 342). Se il sabato è giorno di riposo e di ristoro, allora è il giorno più appropriato per liberare gli oppressi dai loro pesi: buoi e asini dalla loro sete e soprattutto uomini dalle loro malattie. Anzi soprattutto e in primo luogo dalla radice delle loro malattie che è il dominio di Satana sulla creazione.
La liberazione portata da Gesù con la sua morte e risurrezione non avverrà più di sabato, ma nell’ottavo giorno: il primo dopo il sabato, dando inizio ad una nuova creazione: « Ecco, io faccio nuove tutte le cose » (Ap 21,5).