« Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: “Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto”. Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso”. Sopra di lui c’era anche una scritta: “Costui è il re dei Giudei”. Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!”. L’altro invece lo rimproverava dicendo: “Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male”. E disse: “Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno”. Gli rispose: “In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso” » (Lc 23,35-43)
Mentre Mt (27,44) e Mc (15,32b) accomunano entrambi i ladroni nell’atteggiamento negativo riguardo a Gesù, Luca è il solo a raccogliere la tradizione che parla di un “buon ladrone”. Si può pensare che la conversione di quest’uomo sia stata veramente improvvisa e che sia passato dal rifiuto ad una accettazione convinta; che cioè in un primo tempo si sia unito agli insulti dei presenti e del suo compagno: « Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi! ». Poi, improvvisamente, cambia radicalmente di posizione. In un passo, a lungo attribuito a san Giovanni Crisostomo, si parla addirittura di un ultimo “furto” di questo ladro di professione: « Questo ladrone ha rubato il paradiso. Nessuno prima di lui ha mai sentito una simile promessa… né Abramo, né Isacco, né Giacobbe, né Mosè, né i profeti, né gli Apostoli: il ladrone entrò prima di tutti loro. Ma anche la sua fede oltrepassò la loro. Egli vide Gesù tormentato e lo adorò come se fosse nella gloria. Lo vide inchiodato ad una croce e lo supplicò come se fosse stato in trono. Lo vide condannato e gli chiese una grazia come ad un re. O ammirabile ladrone! Hai veduto un uomo crocifisso e lo proclamasti Dio » (cit. in: Carlo Ghidelli, Luca, Edizioni Paoline, Roma 1981, p. 454). In realtà, si comprende benissimo che qui non c’è stato un “furto”, ma un meraviglioso atto di fede. All’impulso dello Spirito Santo il ladrone si è liberamente abbandonato e ha così trasformato la sua croce di legno, strumento di supplizio, in croce spirituale, strumento di salvezza. La “materia” era costituita dalla sofferenza liberamente e consapevolmente accettata: « Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni » e la “forma” – la struttura e il significato interiore – dalla fede: « Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno ». Il ladrone in questo momento supremo appoggia la sua vita non più su sé stesso e sulle sue opere malvage, ma su Gesù, riconosciuto come Salvatore: « Signore, ricordati di me ! Ascolta la preghiera che ti rivolgo, e non badare a costui che ha gli occhi della mente accecati; ricordati di me, non delle opere da me compiute che mi fanno paura! Come te mi approssimo alla morte, e ogni uomo è ben disposto con il suo compagno di viaggio; perciò non ti dico: “ricordati di me ora”, ma ti prego di ricordartene quando giungerai nel tuo regno » (Cirillo di Gerusalemme, Le Catechesi, Città Nuova, Roma, Tredicesima catechesi, p. 279). Una cosa gli mancava ancora: capire che il Regno di Dio e Gesù coincidono. Glielo dice Gesù stesso: « In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso ». La sua croce salva lui e chi a lui si rivolge nella fede perché diventa espressione concreta, “espansione”, della croce di Gesù. Il buon ladrone è il primo santo canonizzato della nuova era proprio ora inaugurata, e la sua “canonizzazione” è opera di Gesù stesso.