« Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilene, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia: “Voce di uno che grida nel deserto :Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri ! Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato ; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!” [Is 40,3-5] » (Lc 3,1-6).
Giovanni Battista è il profeta « che grida nel deserto » annunciato da Isaia che esorta il popolo a “preparare la via del Signore”. Chiama ciascuno alla penitenza prima dell’avvento del Salvatore, perché il rifiuto del peccato è la condizione indispensabile per entrare in relazione con lui. Che cosa significa in concreto “rifiutare il peccato”? Non vuol dire “eliminare il peccato”, perché – se ne fossimo capaci – non ci sarebbe bisogno di un Salvatore.
Non vuol dire neppure rifiutare che il peccato sia peccato, facendo finta che la nostra via tortuosa sia “diritta”. Oggi è particolarmente facile, perché l’ambiente relativista ci verrebbe in aiuto. Niente è peccato, perché tutto è lecito. Questa però sarebbe la giustificazione che viene dall’uomo e dal suo orgoglio che gli fa ritenere di essere “misura di tutte le cose”. Una “giustificazione” basata sulla finzione, la quale in definitiva genera solo violenza.
Se tutto è lecito, se il bene e il male, il giusto e l’ingiusto sono la stessa cosa, perché mai sarebbe sbagliato uccidere degli innocenti e sgozzare delle persone di una fede diversa dalla tua? No! Bisogna abbassare il colle dell’orgoglio. Riconoscere il proprio peccato, per quanto grande, schifoso e vergognoso esso sia ed accogliere con gioia la Misericordia del Signore che viene.
In concretissimo: scendiamo dal sofà, togliamoci le ciabatte e infiliamo le scarpe. Usciamo e andiamo alla ricerca di un luogo dove possiamo confessarci. Una ricerca difficile? Forse, ma ne vale la pena. L’incontro con Gesù che viene sarà allora l’incontro con la Misericordia infinita di Dio. Essa sola ci può veramente giustificare, cioè rendere finalmente “giusti”, cioè “santi”, cioè “amici di Dio”, trasformati dal suo Amore. Magari non sarà sufficiente una volta sola…
Ma il cammino è ormai diritto – non più tortuoso – e porta certamente al cielo. Se tante volte lo dovremo ricominciare, saranno tante occasioni di riprovare la gioia del perdono. Chi ricomincia è sulla via del cielo!