« Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli e disse loro: “Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito””. Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dissero loro: “Perché slegate questo puledro?”. Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare. Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: “Osanna!Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!” » (Mc 11,1-10).
Betania, che distava quasi tre chilometri da Gerusalemme era un luogo caro a Gesù, la patria di Lazzaro, di Marta, di Maria, di Simone il lebbroso (cfr. Mt 26,6) e Betfage era un villaggio vicinissimo a Gerusalemme. È lì che Gesù manda due suoi discepoli a prendergli la cavalcatura: un puledro di asino su cui nessuno era ancora montato. L’asino è una cavalcatura regale, è la cavalcatura che userà il Messia quando entrerà in Gerusalemme per stabilirvi il suo regno vittorioso: « Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d’asina. Farà sparire il carro da guerra da Èfraim e il cavallo da Gerusalemme, l’arco di guerra sarà spezzato, annuncerà la pace alle nazioni, il suo dominio sarà da mare a mare e dal Fiume fino ai confini della terra » (Zc 9,9-10). Ma Zaccaria prosegue annunciando che al tempo della battaglia finale il Messia porrà i suoi pieni sul Monte degli Ulivi: « In quel giorno i suoi piedi si poseranno sopra il monte degli Ulivi che sta di fronte a Gerusalemme verso oriente, e il monte degli Ulivi si fenderà in due, da oriente a occidente, formando una valle molto profonda; una metà del monte si ritirerà verso settentrione e l’altra verso mezzogiorno » (14,4).
L’evento è decisivo, ma forse nessuno ne coglie in profondità il vero significato: Gesù entra in Gerusalemme dove morirà in Croce, per poi risorgere e vincere la morte. Dal Monte degli Ulivi salirà al cielo per regnare definitivamente, non solo come Dio ma anche in quanto uomo e per diffondere il suo Regno su tutta la terra. « Come Gerusalemme accoglierà il suo Messia? Dopo essersi sempre sottratto ai tentativi del popolo di farlo re [cfr. Gv 6,15 ], Gesù sceglie il tempo e prepara nei dettagli il suo ingresso messianico nella città di “Davide, suo padre” (Lc 1,32) [cfr. Mt 21,1-11]. È acclamato come il figlio di Davide, colui che porta la salvezza (“Hosanna” significa: “Oh, sì, salvaci!”, “donaci la salvezza!”). Ora, “Re della gloria” (Sal 24,7-10) entra nella sua città cavalcando un asino [cfr. Zc 9,9]: egli non conquista la Figlia di Sion, figura della sua Chiesa, né con l’astuzia né con la violenza, ma con l’umiltà che rende testimonianza alla Verità [cfr. Gv 18,37]. Per questo i soggetti del suo Regno, in quel giorno, sono i fanciulli [cfr. Mt 21,15-16; Sal 8,3] e i “poveri di Dio”, i quali lo acclamano come gli angeli lo avevano annunziato ai pastori [cfr. Lc 19,38; Lc 2,14]. La loro acclamazione, “Benedetto colui che viene nel Nome del Signore” (Sal 118,26), è ripresa dalla Chiesa nel “Sanctus” della Liturgia eucaristica come introduzione al memoriale della Pasqua del Signore » (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 559). Gesù è il Signore della storia. L’evento che si svolgerà a Gerusalemme e che noi siamo chiamati a ri-vivere nella fede è l’evento centrale della storia e della nostra vita.