« E disse loro: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno”. Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano » (Mc 16,15-20).
Il pensiero del giorno: Mc 16,15-20
I Vangeli non prestano molta attenzione al fatto dell’Ascensione tanto il loro interesse è polarizzato sulla continuità della presenza di Gesù nella Chiesa. L’unico che ne parla esplicitamente (tranne il fugace accenno in san Marco che commentiamo oggi) è san Luca che conclude il suo Vangelo e incomincia il libro degli Atti con l’Ascensione. Gesù lascia materialmente la terra e porta la sua natura umana in cielo, ma senza spezzare i legami che lo congiungono con tutti i suoi, anzi!
«Fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio» (Mc 16,19). «La vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio!» (Col 3,3). «È una ineffabile realtà questa: ascese sopra tutti i cieli ed è vicinissimo a coloro che si trovano ancora sulla terra» (Sant’Agostino, Disc. 171). Paradosso: allontanandosi in Dio si è fatto ancor più vicino agli uomini… Gesù salendo al cielo e sedendo alla destra di Dio è “entrato nella stanza dei bottoni”. Ormai abbiamo un nostro fratello (Gesù è vero uomo), che ci ama (ha dato la sua vita per noi) e ci è vicinissimo (abita, mediante la fede, nei nostri cuori) che si è seduto sul trono di Dio. Possiamo ormai dire – senza nessuna presunzione – a chi ci minaccia: “tu non sai chi sono io! guarda che ho degli amici molto in alto…”.