« Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente , dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?”. Gli risposero: “Sì”. Ed egli disse loro: “Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche” » (Mt 13,44-52).
« Gesù chiama ad entrare nel Regno servendosi delle parabole, elemento tipico del suo insegnamento [cfr. Mc 4,33-34]. Con esse egli invita al banchetto del Regno [cfr. Mt 22,1-14], ma chiede anche una scelta radicale: per acquistare il Regno, è necessario “vendere” tutto [cfr. Mt 13,44-45]; le parole non bastano, occorrono i fatti [cfr. Mt 21,28-32]. Le parabole sono come specchi per l’uomo: accoglie la Parola come un terreno arido o come un terreno buono [cfr. Mt 13,3-9]? Che uso fa dei talenti ricevuti [cfr. Mt 25,14-30]? Al cuore delle parabole stanno velatamente Gesù e la presenza del Regno in questo mondo. Occorre entrare nel Regno, cioè diventare discepoli di Cristo per “conoscere i Misteri del Regno dei cieli” (Mt 13,11). Per coloro che rimangono “fuori” [cfr. Mc 4,11], tutto resta enigmatico [cfr. Mt 13,10-15] » (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 546). L’incontro con Gesù può avvenire in molti modi. “Per caso”, come uno che, camminando in un campo, scopre che lì c’è un tesoro. Oppure come il frutto di una ricerca. È il caso del mercante che ha sempre cercato quella perla tanto preziosa e, infine, la trova. Entrambi i casi appaiono, a chi vede le cose dall’esterno, come pazzie. Uno che vende tutto quello che ha per comprare un campo sassoso e povero… Uno che dà via le sue tante belle perle per comprarne una sola… Le rinunce a chi non ne percepisce il motivo appaiono delle cose insensate. Perché ti alzi così presto, quando è ancora buio per precipitarti a prendere una corriera? Perché sono tifoso della mia squadra di calcio e voglio andare a vedere la partita in una città lontana. A chi non piace il calcio appare una pazzia. Perché mangi così poco e rinunci a tante cose buone? Perché sono troppo grassa e ho paura di perdere il mio ragazzo. Se non sei innamorata ti appare una follia. Ogni rinuncia suppone una preferenza. Nessuno rinuncia solo per rinunciare. E se non si rinuncia a niente? Vuol dire che non si preferisce niente… Che ci si accontenta di quello che c’è e di quello che si è. Ma è proprio vero? Siamo contenti o facciamo finta di esserlo? È proprio vero che non cerchiamo nulla di nuovo, oppure – semplicemente – abbiamo perso la speranza di trovarlo? Chi non rinuncia a nulla non vive, si lascia vivere. Galleggia alla superficie della vita. Non fa follie, ma vive la follia più grande di tutte: quella di considerare bello, ciò che bello non è. Siamo entrati nel Regno o siamo rimasti fuori? Gesù ci chiama. Adesso. Se leggi e capisci le parabole, sappi che sono una chiamata…