« Partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: “Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio”. Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: “Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!”. Egli rispose: “Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele”. Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: “Signore, aiutami!”. Ed egli rispose: “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”. “È vero, Signore – disse la donna -, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”. Allora Gesù le replicò: “Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri”. E da quell’istante sua figlia fu guarita » (Mt 15,21-28).
Il muro di separazione elevato dalle norme cerimoniali tra gli ebrei e i pagani è abbattuto da Gesù (cfr. Ef 2,14). Il luogo in cui questa barriera diventava soprattutto evidente era a tavola: le norme riguardanti il cibo “kosher” (כָּשֵׁר) e il rispetto della purità rituale infatti impedivano al giudeo devoto di mangiare con i pagani (cfr. At 10,28). Il tempo è ormai vicino in cui giudei e pagani saranno chiamati a partecipare alla stessa mensa eucaristica. La preghiera della donna costituisce un “tipo”. Lei non si scoraggia davanti all’apparente rifiuto, ma insiste con coraggio e umiltà. Ha l’audacia di replicare al Signore e l’umiltà di accettare la qualifica di “cagnolino”. E in questo modo ottiene. « La preghiera a Gesù è già esaudita da lui durante il suo ministero, mediante segni che anticipano la potenza della sua Morte e della sua Risurrezione: Gesù esaudisce la preghiera di fede, espressa a parole, [Il lebbroso: cfr. Mc 1,40-41; Giairo: cfr. Mc 5,36; la cananea: cfr. Mc 7,29; il buon ladrone: cfr. Lc 23,39-43] oppure in silenzio [Coloro che portano il paralitico: cfr. Mc 2,5; l’emorroissa che tocca il suo mantello: cfr. Mc 5,28; le lacrime e l’olio profumato della peccatrice: cfr. Lc 7,37-38]. La supplica accorata dei ciechi: “Figlio di Davide, abbi pietà di noi” (Mt 9,27) o “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me” (Mc 10,47) è stata ripresa nella tradizione della Preghiera a Gesù: “Gesù, Cristo, Figlio di Dio, Signore, abbi pietà di me peccatore!”. Si tratti di guarire le malattie o di rimettere i peccati, alla preghiera che implora con fede Gesù risponde sempre: “Va’ in pace, la tua fede ti ha salvato!”. Sant’Agostino riassume in modo mirabile le tre dimensioni della preghiera di Gesù: “Prega per noi come nostro sacerdote; prega in noi come nostro capo; è pregato da noi come nostro Dio. Riconosciamo, dunque, in lui la nostra voce, e in noi la sua voce” [Sant’Agostino, Enarratio in Psalmos, 85, 1; cfr. Principi e norme per la Liturgia delle Ore, 7] » (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2616). Le prescrizioni cerimoniali hanno esaurito la loro funzione “separante”, ma conservano sempre il loro significato “prefigurante”. La chiamata di Israele non è annientata… Perché « i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili! » (Rm 11,29). Anche il cristiano è chiamato ad essere “diverso” e in qualche modo “separato” dagli altri. Così diverso e separato da amare gli altri anche quando in essi non c’è nulla di amabile, anche quando sono nemici. Molti dei problemi del nostro tempo si risolvono se si comprende in che senso, in quanto cristiani, dobbiamo essere santi, cioè “diversi” e “separati”…