« Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: “È lecito a un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?”. Egli rispose: “Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina e disse: Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne ? Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto”. Gli domandarono: “Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e di ripudiarla?”. Rispose loro: “Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all’inizio però non fu così. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un’altra, commette adulterio”. Gli dissero i suoi discepoli: “Se questa è la situazione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi”. Egli rispose loro: “Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Infatti vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca” » (Mt 19,3-12).
L’essere sessuato appartiene alla natura profonda dell’uomo e non è quindi un mero accidente. Non appartiene alla natura dell’uomo l’essere maschio, altrimenti dovremmo dire che le donne non hanno la natura umana (che nella Chiesa ci siano stati dubbi sul punto è una delle tante bufale anticristiane) e vice-versa. Ma appartiene alla natura dell’uomo l’essere o maschio o femmina, cioè essere sessuato. Possono esserci malattie che compromettono il normale sviluppo e quindi anche il normale esercizio della sessualità, ma esse non ne compromettono per ciò stesso la natura. Così come un handicappato psichico rimane uomo a tutti gli effetti, anche se il suo handicap è molto grave. La sessualità allora non riguarda solo l’aspetto corporeo e materiale dell’uomo, ma coinvolge anche il suo essere che è indissolubilmente spirituale-corporeo. Quando infatti nella Scrittura si afferma che l’uomo è immagine di Dio, si aggiunge subito che è «maschio e femmina» (cfr. Gen 1,27). Certamente l’uomo è immagine di Dio perché è intelligente e libero, ma il riferimento alla sessualità è troppo prossimo ed evidente per essere solo accidentale. Sant’Ireneo di Lione non teme di affermare che gli angeli, anch’essi intelligenti e liberi, non sono propriamente fatti ad immagine e somiglianza di Dio. È per la sua sessualità infatti che l’uomo è uno nella sua specie, nella sua natura, nella sua “carne” e plurale nelle singole persone, ad immagine di Dio che è uno nella sua natura e diverso nelle persone. Il piano originario di Dio prevedeva che fosse la sessualità a garantire la gloria, cioè la divinizzazione dell’uomo, il suo essere immagine dell’Eterno. Il peccato ha tutto compromesso. Dio però non ha abbandonato l’uomo alle tragiche conseguenze del peccato, ma ha deciso di operare una “nuova creazione” (cfr. Is 65,17; Ap 21,5) con una nuova generazione e una nuova nascita «da acqua e Spirito» (Gv 3,5), un nuovo Adamo (Gesù) e una nuova Eva (Maria). Il tutto ha origine da un atto di amore perfetto e definitivo compiuto attraverso la Croce dal Figlio di Dio fatto uomo, dal cui fianco squarciato sgorga infatti «sangue ed acqua» (Gv 19,34; 1Gv 5,6). In questa “nuova creazione” gli uomini «non prenderanno moglie né marito» (Mc 12,25; Mt 22,38; Lc 20,35): non ce ne sarà infatti più bisogno perché la morte non ci sarà più (Ap 21,4). A questo stato sono chiamati tutti, anche gli sposati: gli affetti matrimoniali non spariranno, anzi!, ma la castità ormai sarà di tutti e la sessualità sarà vissuta in modo completamente spirituale: ogni matrimonio diventerà, secondo le parole sopra citate di san Leone “da carnale spirituale”. Ad anticipare questa situazione sono chiamati soprattutto i religiosi, uomini e donne che fanno il voto di castità. E il sacerdote? Lui è chiamato a rendere di nuovo presente l’atto di amore fondativo di Cristo, nel sacramento dell’Eucaristia, offrendo il sacrificio di Gesù, lo stesso identico sacrificio «in persona Christi». Ecco allora che la sua persona è chiamata ad identificarsi con lui, sia nel sesso (maschile), che nell’esercizio casto e “sublimato” di questa sua sessualità maschile.