« Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore. Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi » (Rm 14,7-9).
Se siamo veramente cristiani, la nostra vita non ci appartiene più. Ormai siamo del Signore. Non siamo dunque più liberi? Siamo diventati schiavi di Gesù? No! È vero il contrario. Noi credevamo di essere liberi, mentre in realtà eravamo schiavi dei nostri peccati. « Non riesco a capire ciò che faccio: infatti io faccio non quello che voglio, ma quello che detesto. Ora, se faccio quello che non voglio, riconosco che la Legge è buona; quindi non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene: in me c’è il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio.
Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Dunque io trovo in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. Infatti nel mio intimo acconsento alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un’altra legge, che combatte contro la legge della mia ragione e mi rende schiavo della legge del peccato, che è nelle mie membra. Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? » (Rm 7,15-24). Gesù morendo e risorgendo è stato il nostro liberatore, ci ha redento pagando il nostro prezzo, quel prezzo che noi non saremmo stati assolutamente capaci di pagare. Essere “schiavi” di Gesù vuol dire in realtà essere liberi. Naturalmente dobbiamo accettare questa servitù liberante. Doniamo a Gesù la nostra libertà. Doniamogliela liberamente e diventeremo veramente e definitivamente liberi! «Accetta, Signore, tutta la mia libertà. Prendi la mia memoria, il mio intelletto e tutta la mia volontà. Tutto quello che ho e che possiedo tu me lo hai dato: a te tutto io rendo. È tutto tuo, fanne quello che vuoi. Dammi solo l’amore di te e la tua grazia, perché questa mi basta» (Sant’Ignazio di Loyola, Esercizi Spirituali, n. 234).