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Il pericolo del legalismo

8 Aprile 2019 - Autore: Michele Brambilla

Di Michele Brambilla

«In questa quinta domenica di Quaresima», spiega Papa Francesco alla recita dell’Angelus del 7 aprile, «la liturgia» romana «ci presenta l’episodio della donna adultera (cfr. Gv 8,1-11). In esso si contrappongono due atteggiamenti: quello degli scribi e dei farisei da una parte, e quello di Gesù dall’altra».

Come precisa il Papa, «i primi vogliono condannare la donna, perché si sentono i tutori della Legge e della sua fedele applicazione. Gesù invece vuole salvarla, perché Egli impersona la misericordia di Dio che, perdonando, redime e, riconciliando, rinnova». I farisei rappresentano un atteggiamento frequente anche oggi. «Gli interlocutori di Gesù sono chiusi nelle strettoie del legalismo e vogliono rinchiudere il Figlio di Dio nella loro prospettiva di giudizio e condanna. Ma Egli non è venuto nel mondo per giudicare e condannare, bensì per salvare e offrire alle persone una vita nuova».

Come reagisce Gesù alla sfida, che è sia di ieri sia di oggi, di far comprendere la logica della misericordia divina? «Prima di tutto rimane per un po’ in silenzio, e si china a scrivere col dito per terra, quasi a ricordare che l’unico Legislatore e Giudice è Dio che aveva scritto la Legge sulla pietra. E poi dice: “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei” (Gv 8,7)», mettendo in crisi le certezze dei lapidatori. «In questo modo», dice il Pontefice, «Gesù fa appello alla coscienza di quegli uomini: loro si sentivano “paladini della giustizia”, ma Lui li richiama alla consapevolezza della loro condizione di uomini peccatori, per la quale non possono arrogarsi il diritto di vita o di morte su un loro simile». La vita è sempre sacra, anche quella del peccatore. Finché c’è vita, c’è speranza di conversione.

«A quel punto, uno dopo l’altro, cominciando dai più anziani – cioè quelli più esperti delle proprie miserie – se ne andarono tutti, rinunciando a lapidare la donna». Dio non vuole mai la morte del peccatore, ma che questi si penta e che viva (cfr. Ez 33, 11), cioè conquisti la vita eterna ritornando a Lui, unico Sommo Bene. Chi si ferma a una enunciazione spietata della Legge perde il fratello e presume di se stesso.

Gesù è l’unico che potrebbe scagliare la proverbiale pietra sulla peccatrice, tuttavia non lo fa. «E Gesù congeda la donna con queste parole stupende: “Va’ e d’ora in poi non peccare più” (Gv 8,11). E così Gesù apre davanti a lei una strada nuova, creata dalla misericordia, una strada che richiede il suo impegno di non peccare più. È un invito che vale per ognuno di noi: Gesù quando ci perdona ci apre sempre una strada nuova per andare avanti. In questo tempo di Quaresima», che si sta ormai approssimando alla Settimana Santa, «siamo chiamati a riconoscerci peccatori e a chiedere perdono a Dio».

Lunedì, 8 aprile 2019

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Info Michele Brambilla

Michele Brambilla, celibe, di professione insegnante, nasce il 21 aprile 1987 a Monza (MB). Consegue la laurea specialistica in Lettere il 10 luglio 2013 presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, il 22 novembre 2017 quella triennale in Scienze religiose presso l’Istituto di Scienze Religiose “Paolo VI” di Milano, con indirizzo pedagogico. Conosce Alleanza Cattolica da adolescente, nel suo ambiente parrocchiale d’origine, e diventa militante nel marzo 2017. Già nel 2012 comincia a collaborare al sito regionale lombardo di AC, Comunità Ambrosiana, per approdare poi, dopo la promessa di militanza, su quello nazionale: su entrambi cura principalmente pagine dedicate al Magistero papale ed episcopale.

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