Da Avvenire on line del 04/08/2021
Il Piemonte dice no al referendum per introdurre l’eutanasia. Il Consiglio regionale ha ieri bocciato la delibera per arrivare alla consultazione popolare per abrogare parzialmente l’articolo 579 del codice penale, che indica il reato di omicidio del consenziente. La delibera piemontese è stata la prima del genere e, in caso di approvazione, avrebbe fatto da apripista, in vista di una consultazione nazionale. La proposta, avanzata da Marco Grimaldi (Liberi UgualiVerdi, all’opposizione), è stata all’inizio appoggiata da un consenso trasversale: «Non solo siamo riusciti ad aggregare intorno a questo tema gran parte delle opposizioni che hanno garantito le 13 firme necessarie per presentare la proposta, – aveva scritto Grimaldi nei giorni precedenti – ma siamo arrivati a 16grazie alla sorpresa delle tre firme della Lega». Ieri, in aula, è parso chiaro che la situazione era almeno in parte differente e, dopo la richiesta di procedere a voto segreto, i numeri hanno iniziato a traballare. Alla fine, con 23 voti contrari e 20 favorevoli, la delibera è stata respinta (sarebbero comunque stati necessari 26 voti), con una ripartizione inusuale tra maggioranza e opposizione, considerando che Pd e Lega hanno preferito non dare ordini di scuderia. «Purtroppo oggi ho sentito in aula ogni genere di argomento contro l’eutanasia legale – ha scritto Grimaldi subito dopo ilvoto – ma l’amarezza è maggiore quando si percepisce la malafede, o l’incapacità di vedere le proprie stesse contraddizioni. Abbiamo perso una grande occasione». Di opinione diversa l’assessore ai rapporti Giunta-Consiglio, Maurizio Marrone (FdI): «Dopo l’Umbria anche la nostra regione respinge il tentativo di legalizzare l’eutanasia selvaggia, poiché condividiamo l’opinione della Corte Costituzionale quando ha affermato nel 2019 che un’abrogazione secca dei reati di suicidio assistito ignorerebbe le condizioni concrete di disagio o di abbandono nelle quali spesso simili decisionivengono concepite». La vice segretaria regionale del Pd ha rimarcato l’importanza della cura verso la persona: «Mancano progetti di cura, sia a domicilio sia in residenza, per queste persone trattate come scarti della società. La risposta a questo dramma non può essere quella di rendere lecito l’omicidio del consenziente, ma le cure palliative, l’accompagnamento umano, medico e spirituale, senza accanimento ». La decisione del Consiglio è stata accolta con soddisfazione anche dal presidente di FederviPa, Claudio Larocca: «Siamo contenti e grati a chi ha votato contro la proposta. Sicuramente il rischio eutanasia è solo rimandato ed è ora necessario un impegno culturale a ogni livello, come associazioni e comeChiesa».