di Michele Brambilla
Di fronte alle difficoltà della vita, o a peccati che imbarazzano, molti pensano che basti vedersela tra uomini, magari nel segreto della propria camera, così, dice Papa Francesco alla recita dell’Angelus domenica 9 luglio, «nei momenti bui viene naturale stare con sé stessi, rimuginare su quanto è ingiusta la vita, su quanto sono ingrati gli altri e com’è cattivo il mondo, e così via. Tutti lo sappiamo. Alcune volte abbiamo subito questa brutta esperienza».
È proprio questa sensazione che certifica la necessità del sacramento della Confessione. Nell’anno in cui ricorrono i 500 anni della cosiddetta Riforma protestante, primo gradino della Rivoluzione, il Pontefice mostra la profonda falsità dell’individualismo insegnato da Martin Lutero (1483-1546). Non è vero che il peccatore si sente più libero di “vedersela con Dio” se non ha mediazioni umane: perché «la via di uscita è nella relazione, nel tendere la mano e nell’alzare lo sguardo verso chi ci ama davvero», e non lo si può fare davvero senza un volto umano che rappresenti Dio donando la certezza del Suo perdono.
Cristo è vento a liberare l’uomo dall’«angoscia del cuore», caratteristica dell’uomo moderno prigioniero del proprio egocentrismo. «Quando nella vita entra Gesù, arriva la pace, quella che rimane anche nelle prove, nelle sofferenze. Andiamo a Gesù, diamogli il nostro tempo, incontriamolo ogni giorno nella preghiera, in un dialogo fiducioso, e personale; familiarizziamo con la sua Parola, riscopriamo senza paura il suo perdono, sfamiamoci del suo Pane di vita».
Giusto sabato 8 luglio la Congregazione per il culto divino ha indicato norme più stringenti per valutare le caratteristiche degli alimenti predisposti per l’Eucaristia. Il cristianesimo è la religione del Dio che si è incarnato per amore dell’uomo e per redimere anche una materia creata buona ma ferita dal peccato. Dio ama così tanto la concretezza dei contatti che il perdono lo elargisce tramite uomini come noi e sceglie di perpetuare la forza della Sua Pasqua tramite pane e vino.
Tuttavia l’uomo prova spesso imbarazzo di fronte al proprio peccato. L’eredità del peccato originale lo induce a non fidarsi del tutto della misericordia di Dio. L’invito del Papa è quindi quello di aprirsi senza timore: «Forse ci sono delle “zone” della nostra vita che mai abbiamo aperto a Lui e che sono rimaste oscure, perché non hanno mai visto la luce del Signore. Ognuno di noi ha la propria storia. E se qualcuno ha questa zona oscura, cercate Gesù, andate da un missionario della misericordia, andate da un prete, andate… Ma andate a Gesù, e raccontate questo a Gesù. Oggi Egli dice a ciascuno: ‘Coraggio, non arrenderti ai pesi della vita, non chiuderti di fronte alle paure e ai peccati, ma vieni a me’».
Domenica, a Roma, attorno a mezzogiorno, si sono raggiunte temperature altissime, percepite ben oltre i 40°. Il Pontefice commenta, scherzando: «Siete coraggiosi voi con questo sole e questo caldo». A volte richiede percorrere il tragitto che porta al confessionale della propria parrocchia più coraggio. Per questo Francesco esorta a superare la paura irragionevole guardando a Gesù che tiene sempre le braccia spalancate davanti a ognuno degli uomini che Lo cercano con cuore sincero.