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Il rabbino di Dnipro: restiamo qui a difendere la nostra città

8 Marzo 2022 - Autore: Alleanza Cattolica

Sinagoga DNIPRO

La denazificazione? Un’assurdità

di Andrea Nicastro dal Coriere della Sera dell’8 marzo 2022

DNIPRO

Rabbino Meier Stambler, il presidente russo Putin dice di aver dovuto attaccare l’Ucraina per salvarla dei neonazisti.

«Che aspetto le sembra che abbia? Barba lunga, kippah, ci sono pochi dubbi, sono molto ebreo. Eppure sono tranquillo in questo Paese. Ci sono certi posti, come Parigi o Londra, dove, dico la verità, non mi sento altrettanto sereno».

E che mi dice dalla Brigata Azov?

«In ogni Paese ci sono frange di antisemitismo. Non è accettabile, ma se guardiamo alle percentuali… Un ebreo come Vadym Rabinovich ha preso più voti di tutta l’opposizione di estrema destra. Un ebreo, capisce? Forse nel 2014 qualcuno poteva credere a questa favoletta, ma oggi in Ucraina, no davvero».

E’ vero che anche il presidente Zelensky è ebreo?

«Certo, un ragazzo di sinagoga cresciuto a Kryvyj Rih, cento chilometri da qui. E prima avevamo avuto un primo ministro ebreo, Volodymyr Grojssman. Veramente che Paese nazista».

Lei è il rabbino capo del più grande centro ebraico d’Europa. Il palazzo è in pieno centro di Dnipro, coperto da gres italiano, ricorda una menorah, il candelabro ebraico, e ospita negozi, ristoranti, un teatro, un hotel, un museo dell’olocausto. Come mai una comunità ebraica così forte a Dnipro?

«Siamo circa 35mila ebrei. L’altro giorno ho parlato con la knesset, il Parlamento israeliano, e mi hanno detto “abbiamo 40mila ebrei in Ucraina, cosa dobbiamo fare?”. E io gli ho risposto di preoccuparsi per almeno mezzo milione di ebrei in Ucraina. Nessuno sa veramente quanti siamo. Con il comunismo, gli ebrei avevano imparato a nascondersi. Le mamme non dicevano ai figli chi erano per non rovinargli la vita. Adesso le cose stanno cambiando». 

Ma perché proprio a Dnipro un centro ebraico così?

Ho cittadinanza americana e israeliana, davvero non ho alcun problema ad andarmene. Ma questo è il mio posto, sono parte della comunità 

«Il rabbino leader della mia generazione, Lubavichisky, era nato a Mikolayev sul Mar Nero, ma cresciuto qui. Così abbiamo voluto onorarlo con questa grande costruzione aperta alla città. Neppure la metà delle persone che lo frequentano sono ebree, eppure si sentono accolte. Gli ebrei devono smettere di stare nell’angolo, da soli, nel ghetto, piuttosto devono mostrare la bontà e la gentilezza di Dio».

Con la guerra è cambiato qualcosa?

«La gente per strada mi guarda e noto che cambia espressione, si rasserena. Non è scappato, pensano, allora c’è speranza. Sanno che sono straniero. Ho cittadinanza americana e israeliana, davvero non ho alcun problema ad andarmene. Ma questo è il mio posto, sono parte della comunità».

Fino in fondo?

«Sì anche perché penso che sarà un happy end. Mia nonna mi raccontava storie di generosità incredibili durante la Seconda Guerra Mondiale. Quel tempo è tornato. Vedo tanta gente che fa del bene, che si è animata per aiutare gli altri. C’è la guerra, ma un’ondata di generosità che non può non prevalere. Non solo qui, ma in giro per il mondo. Tutti hanno capito chi è il bene e chi il male».

Quanti hanno scelto di rimanere come lei?

«Molte donne e bambini sono scappati. E’ oggettivo, la situazione è pericolosa. Ma gli uomini? La stragrande maggioranza è qui. Pronta a combattere. Ognuno a suo modo. I giovani in divisa, i vecchi mettendo quel che hanno a disposizione. So di fabbriche riconvertite, di commercianti che riforniscono i militari». 

Cosa pensa della visita del premier israeliano Naftali Bennett al Cremlino?

«Ci sono persone che sanno guardare al prossimo passo dell’Umanità, guardare quel che è giusto e buono da fare per il mondo e persone che invece ancora si dibattono tra compromessi e egoismi di parte. Bennett fa parte del secondo gruppo e non riesce a fare quel passo. Tutti capiamo che ha delle responsabilità e che deve proteggere i legittimi interessi del Paese, ma Israele deve decidere. Se è parte del nuovo mondo di aiuto, generosità e gentilezza oppure no. Mi lasci spiegare meglio. I rapporti tra le comunità ebraiche di Ucraina e Israele sono affettuose, profonde. Sono certo che gli israeliani vogliano abbracciare l’Ucraina tutta. Solo il signor Bennett non ha ancora capito. Sono francamente choccato da lui, sconcertato dal suo comportamento». 

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