Il colonialismo di ieri e quello di oggi: come compiere un’autentica inculturazione della Fede, seguendo la «tradizione verticale». Appello per il Libano, affinché percorra la “via canadese” verso la riconciliazione
di Michele Brambilla
Come annunciato dallo stesso Pontefice, Papa Francesco dedica l’udienza del 3 agosto, la prima del mese, al viaggio in Canada, terminato sabato 30 luglio. «Si è trattato», ricorda, «di un viaggio diverso dagli altri. Infatti, la motivazione principale era quella di incontrare le popolazioni originarie per esprimere ad esse la mia vicinanza e il mio dolore e chiedere perdono – chiedere perdono – per il male loro arrecato da quei cristiani, tra cui molti cattolici, che in passato hanno collaborato alle politiche di assimilazione forzata e di affrancamento dei governi dell’epoca».
Al Papa interessa soprattutto indicare un metodo: «un cammino di riconciliazione, di guarigione, che presuppone la conoscenza storica, l’ascolto dei sopravvissuti, la presa di coscienza e soprattutto la conversione, il cambiamento di mentalità. Da questo approfondimento risulta che, per un verso, alcuni uomini e donne di Chiesa sono stati tra i più decisi e coraggiosi sostenitori della dignità delle popolazioni autoctone, prendendo le loro difese e contribuendo alla conoscenza delle loro lingue e culture; ma, per altro verso, non sono purtroppo mancati cristiani, cioè preti, religiosi, religiose, laici che hanno partecipato ai programmi che oggi capiamo che sono inaccettabili e anche contrari al Vangelo».
Il male, fin troppo evidenziato, non deve quindi cancellare il tanto bene compiuto e sbagliano coloro che colpevolizzano la sola Chiesa cattolica, la quale, invece, si è posta come obiettivo, fin dal Seicento, l’inculturazione della Fede. Un cammino che si deve fare, appunto, assieme, evangelizzatore ed evangelizzato. In particolare, «davanti ai Governanti, ai Capi indigeni e al Corpo diplomatico ho ribadito la volontà fattiva della Santa Sede e delle Comunità cattoliche locali di promuovere le culture originarie, con percorsi spirituali appropriati e con l’attenzione alle usanze e alle lingue dei popoli». Il Santo Padre ha messo in guardia dal persistere della mentalità coloniale sotto altre forme: «nello stesso tempo, ho rilevato come la mentalità colonizzatrice si presenti oggi sotto varie forme di colonizzazioni ideologiche, che minacciano le tradizioni, la storia e i legami religiosi dei popoli, appiattendo le differenze, concentrandosi solo sul presente e trascurando spesso i doveri verso i più deboli e fragili». L’Occidente da qualche tempo cerca, infatti, di esportare in tutti i modi l’agenda delle follie anticristiane, arrivando a ricattare i popoli degli altri continenti. «Si tratta dunque di recuperare», avverte Francesco, «un sano equilibrio, recuperare l’armonia, che è più di un equilibrio, è un’altra cosa; recuperare l’armonia tra modernità e culture ancestrali, tra la secolarizzazione e i valori spirituali. E questo interpella direttamente la missione della Chiesa, inviata in tutto il mondo a testimoniare, a “seminare” una fraternità universale che rispetta e promuove la dimensione locale con le sue molteplici ricchezze», ma anche i potenti dei Paesi di antica evangelizzazione, che a furia di inseguire le ideologie più in voga hanno fomentato la divisione nel loro stesso popolo, perdendo così l’armonia dei tempi antichi.
Il Papa insiste a dire che «la realizzazione degli scopi del viaggio è stata possibile perché i Vescovi erano uniti, e dove c’è unità si può andare avanti»: una frecciata a tutti coloro che lavorano, all’interno del Tempio, per seminare la zizzania nello stesso Corpo mistico, a qualunque “fazione” appartengano. Ripete, poi, l’immagine della catena tra gli anziani e i giovani: «anche in Canada questo è un binomio-chiave, giovani e anziani, è un segno dei tempi: giovani e anziani in dialogo per camminare insieme nella storia tra memoria e profezia, che sono in accordo», secondo la legge tutta cattolica dell’et-et. Nel corso del viaggio il Santo Padre aveva chiamato questa dinamica «tradizione verticale», contrapponendola alla «tradizione orizzontale» di coloro che idolatrano un certo “stadio evolutivo” e diventano incapaci di trasmettere i valori alle generazioni loro contemporanee con un linguaggio adeguato («indietrismo»).
Coloro che sanno agire secondo i principi della tradizione verticale non si chiudono ai bisogni dell’altro. Il Papa, in particolare, rammenta che «domani ricorre il secondo anniversario dell’esplosione del porto di Beirut. Il mio pensiero va alle famiglie delle vittime di quel disastroso evento e al caro popolo libanese: prego affinché ciascuno possa essere consolato dalla fede e confortato dalla giustizia e dalla verità, che non può essere mai nascosta». Suggerisce al Libano una “via canadese” per la riconciliazione: «auspico che il Libano, con l’aiuto della comunità internazionale, continui a percorrere il cammino di “rinascita”, rimanendo fedele alla propria vocazione di essere terra di pace e di pluralismo, dove le comunità di religioni diverse possano vivere in fraternità» come faticosamente si sta cercando di fare alle soglie dei Circolo Polare Artico.
Giovedì, 4 agosto 2022