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Il socialismo autogestionario: rispetto al comunismo una barriera o una testa di ponte?

28 Marzo 1982 - Autore: Plinio Corrêa de Oliveira

Plinio Correa de Oliveira, Cristianità n. 82-83 (1982)

 

La Francia socialista ha dichiarato di voler esportare nel mondo il suo modello autogestionario. Da qui la necessità di smascherarne il carattere sovversivo e anticristiano, non solo agli occhi dei francesi, ma davanti a tutti gli uomini.

 

Il socialismo autogestionario: rispetto al comunismo una barriera o una testa di ponte?

IV. Intervento negli affari interni della Francia?

 

Tanto la elezione di un capo di Stato quanto quella dei deputati alla camera legislativa costituiscono, per ogni paese, un affare interno, e la sua libertà di procedere a questi atti, senza ingerenze dall’estero, è un elemento fondamentale della sua sovranità. In queste condizioni, ci si potrebbe meravigliare del fatto che tredici associazioni, di cui dodici di paesi diversi dalla Francia, giudichino di essere nella situazione di dover pubblicare in tutto l’Occidente un messaggio, il cui tema essenziale è un commento alle recenti elezioni francesi, commento a sua volta orientato a propiziare la scelta di una strategia di fronte al risultato che hanno portato.

Ma una tale obiezione è concepibile soltanto da parte di chi ignori la portata completa del Projet socialiste, la natura del Partito Socialista francese, così come la inevitabile e ampia ripercussione della vittoria socialista nella vita politica e culturale dei diversi popoli dell’Occidente.

Di fatto il Projet afferma di avere, come una delle sue mete, la interferenza nella politica interna, e più specificamente nella lotta di classe, degli altri paesi. Pertanto, dopo essersi impadronito del potere, si deve paventare che utilizzi le risorse dello Stato francese, e del rayonnement internazionale della Francia, per realizzare tale proposito (1).

Così, per le dodici associazioni straniere, prendere posizione in un documento pubblicato in Francia e nelle loro rispettive nazioni, a fianco della amata e promettente TFP francese, relativamente alle mete e all’azione del Partito Socialista, non significa intervenire in affari esclusivamente interni di un altro paese, ma prevenire il domani delle proprie patrie. Pubblicando la presente presa di posizione, le TFP e associazioni dello stesso genere dell’Argentina, Bolivia, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Ecuador, Portogallo, Spagna, Stati Uniti, Uruguay e Venezuela, insieme alla TFP della Francia, non fanno altro che esercitare il loro diritto di legittima difesa.

È quindi coerente che associazioni di dodici paesi dell’Occidente si indirizzino ai loro connazionali mettendoli in guardia sui problemi che l’ascesa al potere del Partito Socialista francese lascia prevedere. E che, con l’appoggio dei fratelli di ideale francesi, facciano presente anche al popolo della Francia le complicazioni interne nelle quali esso possa essere coinvolto dalla concezione prevalentemente ideologico-imperialistica, che il Projet ha riguardo alla politica internazionale.

La provvidenza ha dato alla Francia una tale posizione nell’insieme delle nazioni dell’Occidente che i problemi sorti in essa, così come i dibattiti che a questo proposito in essa si svolgono, corrispondono, con frequenza abituale, a problemi universali. Il genio francese, rapido nella presa di coscienza, lucido nel pensare, brillante nell’esprimere, sa dibattere questi problemi in una chiave che li mette in rapporto, in numerose congiunture storiche, con le riflessioni universali della mente umana. Così, trattando della attuale situazione della Francia, le associazioni che sottoscrivono questo messaggio si rendono chiaramente conto che molti problemi che attualmente fermentano, in modo più o meno latente, nei loro rispettivi paesi, potranno avere il loro corso accelerato e forse trascinato al punto critico in funzione della ripercussione mondiale di quanto accadrà nella Francia di questi prossimi mesi (vedi cap. 1, 4). Ragione di più per affermare che, al presente, il socialismo autogestionario non crea gravi prospettive soltanto per la Francia, ma per il mondo intero.

 

Note:

(1) «Non vi potrebbe essere un Progetto socialista soltanto per la Francia. Il dilemma “libertà o schiavitù”, “socialismo o barbarie” supera il nostro paese» (Projet, p. 108).

«Il Partito socialista è un Partito nello stesso tempo nazionale e internazionale» (Documentation Socialiste, supplemento al n. 2, p. 50).

«Il socialismo è internazionale per natura e per vocazione» (ibid., p. 126).

«Il Partito socialista aderisce alla Internazionale socialista» (Statuti del Partito Socialista, art. 2, in Documentation Socialiste, supplemento al n. 2, p. 51).

«Quando non si identifica più con un messaggio universale, la Francia cessa di esistere. La Francia è una ambizione collettiva oppure non è» (Projet, p. 163).

«La Francia, dunque, può essere il polo di un nuovo internazionalismo» (Projet, p. 164).

«Esistono enorme possibilità per un paese come il nostro […] di portare alto e lontano, in Europa e nel mondo, il messaggio universale del socialismo» (Projet, p. 181).

«La Francia contribuirà alla democratizzazione della Comunità [Economica Europea], ne utilizzerà le istituzioni per favorire la convergenza delle lotte sociali» (Projet, p. 352).

«Il Partito socialista […] mira a una trasformazione socialista della comunità internazionale» (mozione del congresso di Nantes nel 1977, in Documentation Socialiste, supplemento al n. 2, p. 130).

«Il socialismo è per natura internazionale o nega sé stesso» (Documentation Socialiste, supplemento al n. 2, p. 153).

«La ricerca della autonomia del nostro sviluppo è inseparabile dalle prospettive internazionali del socialismo autogestionario. Guidando la nostra azione all’estero come all’interno delle nostre frontiere, fonda la nostra partecipazione alla collaborazione internazionale sulla solidarietà delle classi degli sfruttati» (Projet, p. 339).

Bisogna ricordare, a questo proposito, che Mitterrand è uno dei vice presidenti della Internazionale Socialista (cfr. L’Express, 22/28-5-1981).

È anche uno dei membri fondatori del Comitato Internazionale di Difesa della Rivoluzione Sandinista (cfr. Le Figaro, 26-6-1981). Perciò si comprende come il comandante Arce, del Fronte Sandinista di Liberazione, abbia salutato in Mitterrand «un militante della causa nicaraguense» e un «amico della rivoluzione sandinista», la cui vittoria in Francia rappresenta «un valore politico enorme per il Nicaragua e per l’America Latina» (cfr. Le Monde, 13-5-1981).

Mitterrand ha voluto rendere omaggio con un pranzo all’Eliseo, il giorno del suo insediamento, ai dirigenti e ai capi di Stato socialisti dell’Europa, così come ai rappresentanti della sinistra latino-americana. La vedova dell’ex presidente marxista Allende si è seduta alla destra di Mitterrand, per espresso desiderio di questi (cfr. El Espectador, Bogotà, Colombia, 24-5-1981).

Già da presidente, Mitterrand ha dichiarato avere «urgenza prioritaria» l’appoggio della Francia alla lotta del popolo di El Salvador, e ha promesso di aiutare il Nicaragua «nel suo gravoso compito di ricostruzione». «L’America Latina non appartiene a nessuno. Sta tentando di appartenere a se stessa, ed è importante che la Francia e l’Europa la aiutino nella realizzazione di questa meta», ha dichiarato Mitterrand (cfr. Jornal do Brasil, Rio de Janeiro, 19-7-1981).

Ringraziando delle felicitazioni di Fidel Castro, Mitterrand gli ha inviato un telegramma nel quale esprimeva la sua gioia per i legami personali che lo uniscono al tiranno comunista, e manifestava il desiderio di «rafforzare ancora di più l’amicizia tra la Francia e Cuba» (cfr. Le Monde, 3-6-1981).

Confermando questa intenzione, Antoine Bianca, consigliere personale del primo ministro Pierre Mauroy e responsabile dei rapporti del suo partito con l’America Latina e i Caraibi, ha dichiarato che il Partito Socialista francese non tollererà nessuna aggressione, blocco economico o discriminazione contro Cuba (cfr. Folha de S. Paulo, 27-7-1981).

Più di recente, i governi francese e messicano hanno firmato un comunicato congiunto, dando un appoggio deciso al Fronte Farabundo Marti di Liberazione Nazionale, organizzazione guerrigliera formata da cinque gruppi marxisti, che operano per abbattere il regime vigente a El Salvador. Diffuso contemporaneamente a Parigi e a Città del Messico, il comunicato è stato inoltrato all’ONU, per essere distribuito tra i paesi membri (cfr. Folha de S. Paulo, 29-8-1981) e ha provocato una energica reazione di dodici paesi latino-americani, che hanno qualificato l’atteggiamento della Francia e del Messico come una «ingerenza flagrante» negli affari interni di El Salvador (cfr. Jornal do Brasil, 4-9-1981)

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