di Michela Brambilla
La Quaresima è uno dei tempi liturgici più “fertili” per l’omiletica. Nelle chiese cattoliche, il luogo specifico dal quale vengono lette e commentate le Scritture ha nome di «pulpito» o «ambone». Per ovviare all’analfabetismo delle masse di fedeli che accorrevano ai vari cicli di predicazione, nei secoli della Cristianità si decise di decorare i pulpiti con le immagini degli avvenimenti salienti della vita di Cristo.
Uno degli esempi più fulgidi di pulpito “istoriato” medioevale si trova nel Duomo di Siena, per il quale fu commissionato nel 1266. Si tratta del famoso pulpito di Nicola Pisano (1223-81), che lo scultore pugliese (era nativo di Foggia) ma attivo in Toscana realizzò con l’aiuto del figlio Giovanni (1248-1315) e di Arnolfo di Cambio (1235-1302). Originariamente collocato sotto la cupola, il pulpito fu spostato nella posizione attuale (ai lati del presbiterio) nel 1532 e dotato di una nuova scala d’accesso nel 1543, senza però alterare l’apparato iconografico duecentesco.
Apparato assai complesso, che comprende sette riquadri narrativi e diverse altre sculture negli spazi di raccordo. Gli episodi evangelici rappresentati sono, nell’ordine, la Visitazione di Maria ad Elisabetta e la Natività di Cristo (1° pannello), l’Adorazione dei Magi (2°), la Presentazione di Gesù al Tempio e la Fuga in Egitto (3°), la Strage degli Innocenti (4°), la Crocifissione di Cristo (5°), gli Eletti nel Giudizio universale (6°) e i Dannati (7°). Le “cornici” sono caratterizzate dalle immagini dell’Annunciazione, di San Paolo tra i collaboratori Tito e Timoteo, della Madonna con il Bambino, del “Cristo Mistico” (l’Eucaristia), degli Evangelisti, del Cristo Giudice e di tre angeli. La qualità delle parti scultoree di questo pulpito e il suo messaggio teologico si comprendono bene esaminando in specifico il pannello della Crocifissione.
Il Crocifisso demarca nettamente lo spazio tra chi ha accolto Cristo (Maria, Giovanni, le pie donne e gli angeli) e chi lo ha rifiutato (i sommi sacerdoti e i soldati romani). In prossimità della cornice si incontrano le personificazioni, riprese dall’iconografia nordeuropea, della Chiesa e della Sinagoga. Il Pisano enfatizza molto la mimica dei personaggi. I sommi sacerdoti quasi si contorcono dall’orrore e dalla consapevolezza del peccato commesso. Dall’altra parte della croce, anche Maria non regge di fronte al triste spettacolo della morte del Figlio e si accascia tra le braccia delle donne. L’Addolorata dello scultore foggiano pare anticipare la celebre allitterazione «e caddi come corpo morto cade» (Inferno V,142) di Dante Alighieri (1265-1321).
La croce ha la forma di una nodosa «y»: è l’Arbor vitae, dal quale discende la vita eterna per tutti i credenti. Sotto i piedi di Cristo, un teschio simboleggia la vittoria pasquale sulla morte e allude alla tradizione secondo la quale il Golgota era stato anche il luogo di sepoltura di Adamo.
Il Cristo Giudice, nella gloria, annuncia anche la Risurrezione. Gesù continua a essere presente nella Chiesa grazie al Sacramento eucaristico (statua del Cristo Mistico sulla sinistra) e al Magistero dei suoi discepoli (l’angelo con il libro che sorregge il leggio del pulpito, sulla destra del pannello).
Sabato, 21 marzo 2020