Il Masaccio rappresenta il pagamento del tributo al gabelliere di Cafarnao ponendo al centro della narrazione il volto di Cristo e la fede di Pietro
di Mario Vitali
Tommaso di Ser Giovanni (1401-1428), detto Masaccio, aveva circa 23 anni quando gli venne proposto di affrescare, assieme al famoso e più anziano maestro Masolino da Panicale (1383-1440/7), la Cappella della famiglia Brancacci situata nel transetto destro della Chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze. Masaccio morirà molto giovane, a 25 anni, ma verrà universalmente celebrato come uno dei più grandi artisti di tutti i tempi.
Tra gli affreschi che decorano la cappella si può ammirare la rappresentazione in tre momenti del racconto del pagamento del tributo al gabelliere di Cafarnao, narrato nel vangelo di San Matteo (17, 24-27). Entrando in Cafarnao a Gesù e agli apostoli viene richiesto il versamento del tributo destinato al Tempio, non possedendo il denaro, Gesù invia Pietro al lago (di Tiberiade) per pescare e qui Pietro, seguendo l’indicazione del Maestro, pescherà un pesce con in bocca una moneta d’argento con cui soddisferà la richiesta del gabelliere. Tre scene rappresentate non in sequenza cronologica.
L’episodio è rappresentato in tre scene. La sequenza cronologica dell’avvenimento avrebbe voluto che la prima scena ad essere rappresentata fosse quella dell’incontro di Gesù e degli Apostoli con il gabelliere, poi il miracolo della pesca e, infine, quella del pagamento del tributo. Masaccio inverte le prime due, il miracolo non è al centro dell’affresco, non è l’evento più importante. Il centro viene occupato dal volto di Gesù, come mostrato dalle linee di fuga della prospettiva. Il volto di Gesù è il punto focale della prospettiva di tutta l’opera.
Il primo momento, posto al centro, presenta gli Apostoli che si stringono a semicerchio attorno a Gesù, quasi a formare una corona attorno alla sua persona, riconoscibile al centro in posizione dominante vestito da un mantello celeste e da una tunica rossa, di fronte a Gesù, di spalle, il gabelliere che tendendo la mano sinistra verso il Signore chiede il pagamento del tributo, nella stessa figura il gabelliere con il gesto della mano destra muove verso la conclusione della storia.
Il volto di Gesù appare bellissimo e sereno, attorno gli Apostoli hanno espressioni differenti, sconcerto, tranquillità, preoccupazione. In particolare Pietro con il volto un poco accigliato dove le rughe segnano la fronte, la sua postura però è simile a quella di Gesù, il suo braccio destro replica perfettamente il movimento del braccio destro di Gesù quasi a chiedere conferma di avere inteso il comando del Maestro di andare al lago a pescare.
Il secondo, sul lato sinistro, raffigura Pietro intento a pescare. Questo momento è in posizione defilata. Ma perché il miracolo non è posto al centro? L’artista sembra voler affermare che il vero miracolo non è quello della moneta nella bocca del pesce, ma la prontezza di Pietro che senza esitare esegue il comando di Gesù. Il vero miracolo è la fede di Pietro.
Il terzo momento posto al lato destro vede Pietro consegnare la moneta d’argento al gabelliere.
Una caratteristica molto interessante dell’opera di Masaccio è costituita dalla volontà di attualizzare il racconto. Il gabelliere è vestito alla moda del XV secolo, indossa una tunica corta di colore arancione, mentre Gesù e gli Apostoli sono vestiti con gli abiti storici.
Così pure il palazzo che appare a destra nell’affresco presenta elementi dell’architettura antica ed elementi tipicamente rinascimentali. Questa volontà di rendere presenti le figure antiche in uno scenario reale serve all’artista per attualizzare la fede in Dio presente nella quotidianità della vita.
Il centro di tutta la scena però è Gesù che è visto dall’artista come il punto discriminante, il perno attorno al quale tutto ruota e grazie al quale tutto si risolve. Il centro dell’affresco è il centro del mondo.
Immagine in evidenza: Masaccio – Il tributo – Cappella Brancacci nella Chiesa del Carmine a Firenze
Sabato, 29 giugno 2024