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“Io, nunzio da campo. Qui c’è una catastrofe e soltanto l’Onu potrebbe risolverla”

14 Ottobre 2019 - Autore: Alleanza Cattolica

Di Stefano Lorenzetto dal Corriere della Sera del 14/10/2019. Foto redazionale

«Più che l’abito corale scarlatto, dovrei indossare la tuta mimetica. Mi considero un veterano di guerra». Il cardinale Mario Zenari, 73 anni, nominato nunzio apostolico a Damasco nel 2008, da un ventennio svolge il servizio diplomatico per conto della Santa Sede solo in Paesi devastati da conflitti: prima in Costa d’Avorio, Niger e Burkina Faso, poi in Sri Lanka, ora in Siria. È l’unico nunzio a indossare la porpora. Veronese, viene da una famiglia di mezzadri abitante a Rosegaferro. 

Rosicchiare il ferro, esercizio difficile.

«Il Signore aiuta. Il 5 novembre 2013 un razzo cadde – alle 6.34 del mattino sul terrazzo della nunziatura dove di solito a quell’ora vado a pregare. Uno scarto di 5 metri, e non sarei qui a raccontarlo. Il Papa parla sempre di “Chiesa ospedale da campo”. Ecco, mi considero un nunzio da campo. Della guerra in Siria ho capito subito che il fuoco si sarebbe esteso all’Europa».

Fin dove arriverà, dopo che la Turchia ha attaccato i curdi ne nord del Paese?

«L’unica risposta sensata l’ha data il secondo inviato speciale dell’Onu, l’algerino Lakhdar Brahimi, quando dopo due anni gettò la spugna: “Ci siamo tutti sbagliati. Sia in Siria, sia fuori dalla Siria”».

Le vere cause del conflitto quali sono?

«Guardi all’inizio si poteva pensare: qui ci sono i buoni, là ci sono i cattivi. Ma oggi la matassa è talmente ingarbugliata da impedire qualsiasi giudizio. Sul terreno e nei cieli siriani si confrontano cinque potenze mondiali che si fanno la guerra per procura. Questo conflitto si può risolvere solo a New York, al Palazzo di Vetro».

Ha avuto molti incontri con il presidente Bashar Assad?

«Solo tre. Dà l’impressione di essere un gentleman. Non si può dire che assomigli a Saddam Hussein o a Gheddafi. Ciò non toglie che la responsabilità di quanto sta accadendo in Siria la porta lui, non la sua domestica

Il presidente sostiene che si sta difendendo dai terroristi musulmani.

«Un’antifona che ripete da anni, e in parte è vera: l’avvento dello Stato Islamico rappresenta un autentico flagello».

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Lo stemma di Alleanza Cattolica è costituito da un’aquila nera con un cuore rosso sormontato dalla croce. L’aquila è l’animale simbolico dell’apostolo san Giovanni e testimonia la volontà di essere figli di Maria, come l’Apostolo prediletto che ha riposato sul Cuore di Gesù. Circa il cuore, dice Pio XII che “è […] nostro vivissimo desiderio che quanti si gloriano del nome di cristiani e intrepidamente combattono per stabilire il regno di Cristo nel mondo, stimino l’omaggio di devozione al Cuore di Gesù come vessillo di unità, di salvezza e di pace”. Circa la croce sul cuore, cfr. il Cantico dei Cantici (8, 6): “ponimi come sigillo sul tuo cuore”.

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