di Vladimir Rozanskij da AsiaNews del 21/09/2020
Messaggio dell’arcivescovo di Minsk a mons. Ante Jozic: “Siamo testimoni di spargimenti di sangue sulle vie e nelle piazze delle nostre città… Noi abbiamo bisogno del vostro sostegno, come rappresentante della Santa Sede, e attendiamo con impazienza il vostro arrivo nel nostro Paese”. I cortei dell’opposizione, guidate da donne, assaltate dalla polizia. Per Lukashenko, Polonia, Lituania, Ucraina e l’occidente vogliono ridurre la Bielorussia “come il Venezuela”. Per l’igumena Gavriila (Glukhova), superiora del convento patriarcale della Madre di Dio a Grodno, gli oppositori sono “una folla di idioti”.
Mosca (AsiaNews) – Il metropolita cattolico di Minsk-Mogilev, l’arcivescovo Tadeusz Kondrusiewicz, ha rivolto le sue congratulazioni al nuovo nunzio apostolico in Bielorussia, mons. Ante Jozic, da poco ordinato vescovo e in procinto di iniziare la sua missione a Minsk. Il metropolita si trova tuttora tra la Polonia e la Lituania, impossibilitato a rientrare in patria. Rivolgendosi a lui quale “rappresentante del papa in Bielorussia, in un periodo estremamente difficile per la vita del nostro Paese”, egli fa notare che “nella storia del nostro popolo pacifico non era mai capitato che il fratello alzasse la mano contro il suo fratello, e ora ci sono delle vittime”. L’arcivescovo esprime tutta la sua amarezza per gli avvenimenti nel Paese: “Noi siamo testimoni di spargimenti di sangue sulle vie e nelle piazze delle nostre città”. Nel messaggio pubblicato da naviny.by, si mette in luce anche“una profonda divisione nella nostra società, che potrebbe provocare anche una guerra civile”.
Allo stesso tempo, Kondrusiewicz osserva che l’attuale crisi socio-politica in Bielorussia “ha impresso una spinta ulteriore al rafforzamento delle già buone relazioni tra i rappresentanti delle varie confessioni e religioni, nello spirito della fraternità e della solidarietà”. Egli ha aggiunto che “la Chiesa Cattolica fin dall’inizio della crisi ha invitato le parti in conflitto a un dialogo sincero, per risolvere i problemi con un percorso pacifico”. Per questo afferma il metropolita, rivolgendosi al nunzio, “noi abbiamo bisogno del vostro sostegno, come rappresentante della Santa Sede, e attendiamo con impazienza il vostro arrivo nel nostro Paese”.
Lo stesso mons. Jozic ha rivolto un appello ai bielorussi, esprimendosi in russo, subito dopo la consacrazione episcopale: “Da questo momento prometto di offrire il massimo impegno per la collaborazione fra tutti, e vi chiedo di pregare intensamente per la soluzione dei problemi in modo pacifico, attraverso il dialogo e la solidarietà, evitando qualunque forma di violenza”.
Nel frattempo le manifestazioni di protesta sono giunte al 41esimo giorno, con la grande marcia di ieri, 20 settembre, in cui si sono ripetute le azioni di repressione violenta da parte delle forze dell’ordine. I cortei sono sempre più guidate dalle donne, proprio per scongiurare gli atti di forza, anche se gli uomini mascherati di Lukashenko non sembrano farsi troppi scrupoli neanche di fronte al gentil sesso. Anzi, il presidente ha cercato di smentire il favore che la metà femminile del Paese nutre per le opposizioni, guidate proprio dalle donne, organizzando una contro-manifestazione delle donne che lo sostengono. Alla Minsk-Arena sono giunte lo scorso 17 settembre diverse migliaia di donne, portate con numerosi autobus da ogni parte del Paese, per scandire slogan in favore di Lukashenko, ma soprattutto attirate dal famoso cantante melodico russo Nikolaj Baskov, ingaggiato per l’occasione.
Il Forum-concerto è stato aperto dalla ministra bielorussa della salute Elena Bogdan, e alla fine vi è stata l’apparizione del batka Lukashenko, in un tripudio di bandiere rosso-verdi, quelle ufficiali di memoria sovietica. Le donne hanno espresso la loro disapprovazione nei confronti della leader d’opposizione Svetlana Tikhanovskaja, gridando “Sveta, ci hai rubato l’estate!” e “Torna a casa a cucinare le polpette!”. Lukashenko ha approfittato dell’occasione per annunciare che ha deciso di chiudere tutte le frontiere con l’Occidente, cioè con Polonia, Lituania e Ucraina, lasciando aperta la porta soltanto alla madre Russia. I Paesi intorno, a suo dire, avrebbero infatti organizzato “una staffetta di attacchi alla Bielorussia, per ridurci come il Venezuela, e si sono trovati il loro Guaidò, anzi una Guaidaccia”, ha concluso il presidente insultando direttamente la Tikhanovskaja. Al Forum sono risuonate perfino le parole di una monaca, l’igumena Gavriila (Glukhova), superiora del convento patriarcale della Madre di Dio a Grodno (foto 4), che ha chiamato gli oppositori a Lukashenko “una folla di idioti, per i quali dobbiamo pregare”.
Dalla Lituania, dove si trova in esilio, la vincitrice morale delle elezioni del 9 agosto ha definito la decisione di chiudere le frontiere “un nuovo strappo con la realtà”, e ha invocato un intervento immediato da parte delle altre nazioni, perché le azioni di Lukashenko “contraddicono tutte le norme internazionali”.
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