Di Marco Respinti da Libero del 20/11/2023
Le EDB, Edizioni Dehoniane Bologna, pubblicano un libro imprescindibile, Bibbia queer. Un commentario: 1136 pagine di ermeneutica puntigliosa e dettagliata in cui il grosso dell’Antico e del Nuovo Testamento (il canone è variato o varia fra le confessioni cristiane) viene sezionato, radiografato e analizzato per testarne le reazioni allo stimolo LGBT+. Un carotaggio dei 34 autori fra cattedratici e specialisti (molti gli ecclesiastici) dei contributi accolti in questo sforzo accademico gigantesco, biografati in 8 pagine, rivela figure come il reverendo in pensione Robin Hawley Gorsline, Ph.D. allo Union Theological Seminary, «amante di tutti gli esseri, teologo pubblico queer, scrittore e poeta, sostenitore dell’antirazzismo, dell’anticapitalismo e della Palestina», con un «marito da 24 anni e il loro barboncino». O Carmen Margarita Sanchez De Leon, «una caraibica che concepisce sé stessa come una persona in costante processo di decostruzione. È curiosa degli esseri che popolano il pianeta e dei movimenti sociali che attualmente stanno erodendo i sistemi di oppressione. Sposata con Frida Kruijt, ha due gemelli». Li guidano i curatori, Mona West e Robert E. Shore-Goss. La prima, «reverenda», è Ph.D. in Antico Testamento e «ha pubblicato ampiamente nel campo dell’ermeneutica biblica queer». Il secondo, altro reverendo in pensione ed ex gesuita, è Ph.D. ad Harvard in Religioni comparate. Oggi si occupa di «giustizia ambientale». Seguono 63 pagine di bibliografia e un Glossario del gergo: tipo la voce “Barebake”, cioè “il rapporto sessuale anale non protetto”, o “Cruising”, o “l’attività di ricerca di un partner sessuale casuale in luoghi specifici, noti alle comunità gay locali”. TRANSUMANESIMO TEOLOGICO Bibbia queer è imprescindibile perché non scherza, come l’arcobaleno in copertina potrebbe fuorviare un passante. Serissimo, sa dove andare, due passi leniniani avanti alla volta. Figlio adulto dell’esegesi femminista della Bibbia, ne applica metodo e logica per alzare l’asticella e spostare l’orizzonte. Traducendo la seconda edizione britannica del 2022, in Italia esce esplicitamente nel solco tracciato dalla profetica Michela Murgia, e lo fa con scienza, mestiere e strategia. Lo spiegano i presentatori italiani, Selene Zorzi e il padre servita Martin Lintner, l’una docente di Teologia spirituale nell’Istituto Teologico Marchigiano di Ancona, l’altro di Teologia morale nello Studio Filosofico-Teologico Accademico di Bressanone. Gli autori biblici vivevano tempi di conoscenze limitate, dicono, e «molto probabilmente supponevano che esistessero solo due sessi, maschile e femminile». Bisogna quindi «rileggere» la Bibbia per ottenere «nuove liberazioni sociali». Bibbia queer è imprescindibile però perché non è un manuale pop di sabotaggio gay o trans dei testi sacri, bensì un vangelo teoretico e un catechismo di “giustizia per tutti i soggetti marginalizzati, esclusi e oppressi”. Il termine inglese “queer”, dice infatti bene il Glossario del libro, è parola avita che significa “strano”, quindi “diverso”, detto anche di “comportamenti devianti dalle norme sociali”. La sua applicazione alla realtà LGBT+ viene solo dopo, intenzionalmente. Come per Lenin (che si serviva di “utili idioti”) il socialismo erano i soviet più la corrente elettrica, la scossa gay e l’alta tensione trans si fanno necessari per realizzare la rivoluzione di un vero e proprio transumanesimo teologico, così come servono l’ecologismo, il terzomondismo e l’ideologia woke gocciolanti dal libro. Bibbia queer è imprescindibile perché, alla scuola della teologa argentina Marcella Althaus-Reid, ripete e sancisce che «Dio stesso è queer»: un totalmente altro così estremo e bizzarro da farsi diverso fra i diversi per abbattere «le norme che regolano il potere, le relazioni e dunque anche la sessualità». SESSUALITÀ Il Dio queer è «strambo, poliamoroso, scandaloso nel senso etimologico del termine, perché pone inciampi al nostro cammino troppo lineare e rettilineo». La Trinità stessa «scardina» la binarietà, ogni binarietà, compresa la sessualità maschile su cui si regge il «modello della famiglia patriarcale». Dio è «un padre che però è anche madre, che ama un figlio tramite un “terzo incomodo” che tra l’altro è femminile in ebraico, neutro in greco e maschile in latino. Le raffigurazioni della Trinità la fanno apparire come una drag queen, ritratta con tre volti femminei ma barbuti». E finalmente arriva nel mondo «un Gesù queer testimone di un Dio queer» che esaltai queer emarginati, non solo ma anche LGBT+, per operare la sovversione ultima, due millenni dopo che Barabba e Giuda avrebbero voluto imbracciare il kalashnikov per il medesimo “messaggio di eguaglianza sociale”. Bibbia queer è imprescindibile, insomma, perché è un’azione mastodontica. I suoi autori sono tutti protestanti di varie denominazioni, eccetto tre rabbini di religione ebraica, ma cattolici sono gli autori della presentazione italiana. Come lo è il direttore editoriale delle EDB, Gianluca Montaldi, dottore in Teologia alla Pontificia Università Gregoriana e già docente nell’Università Cattolica a Milano, che cura personalmente il libro, scrivendo «il pensiero binario è letteralmente velenoso». E cattoliche sono le EDB: anzi, le EDB sono un marchio storico, persino di garanzia, addirittura un simbolo dell’editoria cattolica, un pezzo vivente del cattolicesimo italiano. I suoi tipi pubblicano la famosa Bibbia di Gerusalemme e il “Denzinger-Schönmetzer”, preclara collezione magisteriale della Chiesa Cattolica, oltre a diversi altri Enchiridia di carte e atti teologici e pastorali, quali per esempio l’Enchiridion Vaticanum che dal 1962 propone i documenti della Santa Sede. La “Scuola di Bologna” contro la “Scuola della Santa Sede”. Negli anni le EDB si sono però fatte strada anche dentro un’area specifica del cattolicesimo italiano, la cosiddetta “Scuola di Bologna”. Cioè il mondo che ruota attorno all’Istituto per le scienze religiose, fondato dall’alfiere del progressismo cattolico-democratico don Giuseppe Dossetti nel 1953, sotto gli auspici del cardinale Giacomo Lercaro, arcivescovo di Bologna, e poi guidato dallo storico Giuseppe Alberigo fino al 2007. Oggi l’Istituto ha il volto dello storico Alberto Melloni, che è anche il presidente del gruppo editoriale bolognese Il Portico in cui un anno fa sono confluite appunto le EDB e Marietti 1820, oltre che cattedra Unesco, uno dei sette Chief Scientific Advisors della Commissione Europea, collaboratore Rai ed editorialista di la Repubblica. LE SCUOLE Alla “Scuola di Bologna” si deve la principale opera storica in commercio sul Concilio Ecumenico Vaticano II, 5 volumi editi da Il Mulino e curati da Alberigo, più molto altro. Ora, la “Scuola di Bologna” propaga una idea forte: il Vaticano II è stata una rottura, felice, provvidenziale, salutare, rispetto al Magistero precedente. Ma, questa idea è stata smentita da Papa Benedetto XVI in quel discorso alla Curia romana del 22 dicembre 2005 che è emblema della “Scuola della Santa Sede”. E il regnante Pontefice, Francesco, il 7 ottobre 2013 ha definito il vescovo Agostino Marchetto “il migliore ermeneuta del Concilio Vaticano II” per le sue critiche frontali alla “Scuola di Bologna”. Ora, Francesco è lo stesso Papa che il 30 settembre ha creato mons. Marchetto cardinale e che, incontrando i giovani a Napoli il 21 marzo 2015, ha definito «sbaglio della mente umana» la «teoria del gender», annoverandola fra le «colonizzazioni ideologiche» da stigmatizzare e debellare. Quindi no, Bibbia Queer. Un commentario non è uno dei molti titoli in catalogo. Con più di 1000 pagine a 79 euro, lo compereranno in pochi e ancora meno lo leggeranno (e il dirlo non è gufare l’editore). Però c’è, resta, segna un confine e subito lo attraversa, presidiando una nuova trincea. È un’operazione culturale, quindi politica, seria, studiata, acuminata, con gli LGBT+ come strumento. Epocale. Il nuovo fronte dell’autodemolizione del cattolicesimo.