• Passa al contenuto principale
  • Skip to secondary menu
  • Passa al piè di pagina
Alleanza Cattolica

Alleanza Cattolica

Cristianità

  • Cristianità
    • La rivista Cristianità – indici
    • Abbonarsi
    • Quaderni di Cristianità
    • Edizioni Cristianità
  • Temi
    • Famiglia
      • Educazione
      • Matrimonio
      • Family day
    • Aborto
    • Divorzio
    • Droga
    • Fine vita
      • Omosessualità
    • Unioni civili
    • Dizionario del Pensiero Forte
    • Affidamento a Maria
      • Appello ai Vescovi e ai Sindaci d’Italia
      • L’affidamento alla Madonna dei Vescovi
      • Affidamento alla Madonna da parte dei sindaci
  • Rubriche
    • Voce del Magistero
      • Angelus
      • Udienze
      • Regina coeli
      • Discorsi
      • Magistero episcopale
    • Lo scaffale
    • Via Pulchritudinis
      • Arte
      • Architettura
      • Cinema
      • Costume
      • Iconografia
      • Letteratura
      • Musica
      • Teatro
    • Nel mondo…
      • Italia
        • Elezioni 2022
      • Africa
      • Centro america
      • Europa
      • Medio Oriente
      • Mediterraneo
      • Nord America
      • Sud America
      • Sud-est Asiatico
    • Economia
    • Interviste
    • Comunicati
    • English version
    • Versión en Español
  • Spiritualità
    • Il pensiero del giorno
    • Cammei di Santità
    • Esercizi di Sant’Ignazio
    • Le preghiere della tradizione
    • Sante Messe del mese
      • Ora di adorazione
  • Lettere agli amici
  • Eventi
  • Audio e Video
    • Video
      • Riflessioni di Marco Invernizzi
      • Storia della Chiesa
      • Geopolitica
      • Islam: ieri e oggi
      • Video interviste
      • Convegni
      • Conferenze
    • Scuole estive
    • Audio
    • Radio Maria
Ti trovi qui: Home / Economia / La “caccia all’evasore” non centra il problema

La “caccia all’evasore” non centra il problema

20 Marzo 2018 - Autore: Maurizio Milano

di Maurizio Milano

Un taglio delle spese è, di per sé, un taglio dell’imposizione fiscale “implicita” e consente anche di procedere a una riduzione del prelievo fiscale esplicito, che in Italia è pari a circa il 42,9% del Prodotto interno lordo (Pil). Come spiega l’economista statunitense, vivente, Arthur B. Laffer, esponente della cosiddetta “supply-side economics”, ovvero la scuola di macroeconomia incentrata sullo stimolo dell’offerta, l’incremento della pressione fiscale genera sì aumento di gettito, ma a tassi decrescenti, per poi addirittura scendere oltre livelli d’imposizione talmente vessatori da scoraggiare l’iniziativa imprenditoriale e togliere ogni incentivo al lavoro. Su livelli molto elevati, diviene quindi controproducente anche per il fisco spremere ancora il corpo sociale, e quindi doppiamente immorale. Quando le tasse sono molto alte, un taglio si “autofinanzierebbe”, almeno in parte: sulla riduzione di 1.500 miliardi di tasse lungo i prossimi 10 anni, deciso in dicembre dall’Amministrazione retta dal presidente degli Stati Uniti d’America Donald J. Trump, si stima infatti che circa 400 miliardi rientrerebbero nelle casse dello Stato grazie alla maggior crescita indotta dalla manovra fiscale espansiva. Quali siano le proporzioni per l’Italia non è dato sapere, ma è verosimile che percentualmente il ricupero non sia inferiore, considerando il livello decisamente elevato della pressione fiscale sui cittadini e sulle imprese.

In uno Stato ben ordinato, spesa pubblica e imposizione fiscale contenute devono quindi andare di pari passo: così facendo, emergerebbe l’economia sommersa, si amplierebbe la base produttiva, la concorrenza diverrebbe più leale e, per quanto riguarda i conti pubblici, la struttura di spesa e d’imposte diventerebbe decisamente più equilibrata ed equa, anche in ottica inter-generazionale.

Se invece si volesse percorrere moralisticamente la prima strada, ovvero la “caccia all’evasore” vista come soluzione ai mali delle finanze pubbliche ‒ come hanno sempre fatto i governi di sinistra, peraltro senza risultati apprezzabili ‒, assai difficilmente si centrerebbe l’obiettivo: in tal modo, infatti, non si metterebbe in discussione il vero problema, che è rappresentato dall’entità della spesa pubblica, oggettivamente esorbitante, che tale resterebbe anche se tutti pagassero stoicamente ogni centesimo di tasse preteso dal fisco.

Alimentare l’invidia e la delazione, spingendo alla dialettizzazione nel corpo sociale secondo la logica del divide et impera ‒ mettendo cioè gli uni contro gli altri, tipicamente i lavoratori dipendenti, “onesti”, contro gli autonomi, “disonesti”, in una riformulazione della “lotta di classe” ‒ continuerebbe solamente a fare il gioco del “partito della spesa pubblica” e delle lobby che si spartiscono la ricchezza prodotta dal Paese. Senza tra l’altro dimenticare che esistono molte realtà micro-imprenditoriali al limite della sopravvivenza, in cui l’“evasione fiscale”, almeno parziale, è purtroppo l’unica possibilità di sopravvivenza, pena il chiudere bottega: «Poiché siamo costretti tra le sbarre di una prigione, la nostra non è la disdicevole fuga di fronte al nemico, ma la legittima evasione del prigioniero», scriveva ‒ quantunque in ben altro contesto ‒ il filologo e scrittore inglese J.R.R. Tolkien (1892-1973) nel saggio Sulle fiabe del 1939. Esistono cioè situazioni in cui il contribuente non si sta sottraendo furbescamente ai propri doveri, ma adotta una “legittima difesa” a tutela di sé e della propria famiglia: chi si sente davvero di stigmatizzarla? Far chiudere queste realtà aiuterebbe davvero il Paese a crescere maggiormente? Lo si domandi a Equitalia.

Nessun inganno: la soluzione non è lo sceriffo di Nottingham, “braccio armato” di Giovanni Plantageneto detto “Senzaterra”, il sovrano oppressore e avido della celebre leggenda, re d’Inghilterra dal 1199 al 1216. Il fisco predone non è la soluzione ma parte del problema, e lo è anche nella sua più recente incarnazione di strumento per “aggredire il contante” inteso come ricettacolo di tutti i vizi, laddove è invece un importante “presidio di libertà”.

A scanso di equivoci: scrivo qui come dipendente privato, e quindi uomo “onesto” che proprio non può materialmente evadere…

Martedì, 20 marzo 2018

Condividi:

  • Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic per condividere su WhatsApp (Si apre in una nuova finestra)

Correlati

Archiviato in:Economia, In evidenza

Footer

Alleanza Cattolica

Viale Parioli 40, 00197 Roma
tel. +39 349 50.07.708
IBAN: IT59N0623012604000030223995
info@alleanzacattolica.org

Cristianità

c.p. 185 – 29100 Piacenza
tel. +39 349 50.07.708
C.F. 00255140337

Chi siamo

  • Presentazione
  • Statuto
  • Riconoscimento ecclesiale
  • Decreto Indulgenza
  • Inter nos
  • Email
  • Facebook
  • Instagram
  • Twitter
  • Youtube

Iscriviti alle Newsletter

Controlla la tua casella di posta o la cartella spam per confermare la tua iscrizione

Copyright © 2023 Alleanza Cattolica · Accedi