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La cancel culture contro l’“Aida” di Verdi, “complice del colonialismo”

28 Maggio 2022 - Autore: Alleanza Cattolica

Il Foglio - testata

Di Giulio Meotti da Il Foglio del 25/05/2022

Roma. In un video sul sito dell’Opéra di Parigi, la regista Lotte de Beer raccontava la sua passione per l’“Aida” di Giuseppe Verdi. Ma non è stata una buona allieva, visto che ne ha fatto un j’accuse contro la “mentalità colonialista, imperialista, guerrafondaia dell’occidente”. Si arriva all’Aida allestita a Macerata, dove la regista argentina Valentina Carrasco ne fa una sorta di volantinaggio contro l’occidente. La cancel culture ha messo sotto tiro l’opera di Verdi. 

Agli studenti di Cambridge è stato appena chiesto di studiare il canone classico come “un fenomeno imperiale”, rivela il Telegraph. Le opere di compositori come Wolfgang Amadeus Mozart e Verdi vengono insegnate in “relazione a temi come l’imperialismo europeo e l’orientalismo”. Si inizia con l’“Aida” di Verdi, che racconta la celeberrima vicenda che ruota attorno alla schiava etiope Aida nell’Egitto dei faraoni, per proseguire con le musiche di Mozart, Igor Stravinksy e John Cage. La musica classica è “colonialista”, secondo i professori di Oxford, che vogliono riformare i corsi per concentrarsi meno sulla “cultura europea bianca”. Il repertorio classico insegnato a Oxford, incentrato su Mozart e Beethoven, è troppo basato sulla “musica europea bianca del periodo degli schiavi”. 

L’Università di Bristol ha cancellato una rappresentazione dell’“Aida” di Verdi perché “razzista”. La Royal Opera House di Londra, uno dei più importanti teatri d’opera al mondo, ha annunciato la revisione del suo repertorio per tenere conto delle “sensibilità culturali”. “Le produzioni di ‘Madame Butterfly’ di Puccini e dell’‘Aida’ di Verdi sono criticate per avere scelto interpreti bianchi nei ruoli della geisha giapponese e della principessa etiope”, racconta il Times. Anche l’Opera nazionale del Galles, una delle più famose del Regno Unito, terrà una serie di conferenze su Puccini alla luce del suo “razzismo”. Di Puccini è nel mirino anche la “Turandot”, perché “contiene ruoli di genere obsoleti, sfacciata misoginia e stereotipi razziali problematici”. Ma non è solo razzismo. Siamo arrivati anche a pubblicare manifesti con Verdi vestito con abiti femminili, come ha fatto il Teatro Regio di Parma. “Una serata a teatro nel segno della libera espressione di sé, lasciando fuori pregiudizi, stereotipi e convenzioni”, si legge sul sito web. Il famoso regista teatrale Peter Konwitschny è stato licenziato dal “Trovatore” di Verdi dall’Opera di Norimberga. In una scena in cui voleva spiegare a un corista perché non avrebbero dovuto voltare le spalle, ma continuare a fissare con paura la canna della pistola, Konwitschny ha detto: “E’ come in Africa, quando un leone viene verso di te, non puoi distogliere lo sguardo”. Cosa ha causato indignazione? Il corista è nero. Il soprano Tamara Wilson si è rifiutata di tingersi il volto di nero per interpretare l’“Aida” a Verona. A Trapani è andato in scena un Moro bianco per l’“Otello” di Verdi. La Boston Lyric Opera ha appena annunciato “The Butterfly Process”, come portare in scena “Madama Butterfly” di Puccini in modo “inclusivo”. 

Il “Rigoletto” di Verdi (“la donna è mobile, qual piuma al vento…”) alla Seattle Opera è stato rivisitato in chiave “femminista”. Sembra avere ragione il sociologo di origine ungherese Frank Furedi, professore emerito all’Università del Kent, quando l’Australian scrive che “non sono sorpreso di leggere che l’Opera Nazionale del Galles terrà una serie di conferenze su ‘Madame Butterfly’ per evidenziarne ‘imperialismo e colonialismo’. E’ facile liquidare gli attacchi alla cultura occidentale come una semplice tempesta in una tazza da tè. Ma dobbiamo difendere l’integrità della nostra civiltà dai barbari all’interno delle mura”.

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