Da AsiaNews del 28/06/2021
La polizia ha arrestato ieri all’aeroporto cittadino un ex giornalista di Apple Daily, il quotidiano pro-democrazia che ha chiuso il 24 giugno dopo aver subito una serie di fermi e il congelamento di asset per 18 milioni di dollari HK (1,9 milioni di euro). Le Forze dell’ordine non hanno rivelato il nome della persona fermata. Secondo resoconti dei media locali si tratta di Fung Wai-kong, ex editorialista e responsabile della pagina web in inglese del giornale fondato dal magnate Jimmy Lai.
Gli agenti avrebbero bloccato Fung prima che egli si imbarcasse su un volo per la Gran Bretagna. L’accusa nei confronti del 57enne giornalista è di “collusione” con forze straniere, reato punibile in base alla legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino alla città un anno fa.
Fung è il settimo dipendente di Apple Daily incarcerato negli ultimi 11 giorni. Il 17 giugno è toccato a cinque dirigenti, compreso il direttore capo Ryan Law. Il 23 giugno è stato il turno di un editorialista 55enne che si firmava con lo pseudonimo “Li Ping”: tutti tranne due hanno ottenuto la libertà su cauzione. Lai è invece in prigione da dicembre: con i vertici in carcere o sotto indagine, e senza fondi, il tabloid non poteva andare avanti con le pubblicazioni.
Reagendo all’arresto di Fung, l’Associazione dei giornalisti di Hong Kong (Hkja) ha condannato la polizia per aver preso ancora di mira un membro della stampa. Per l’organizzazione di categoria, gli arresti in serie hanno decretato in pratica la fine della libertà d’informazione nell’ex colonia britannica. Ronson Chan, presidente dell’Hkja, ha dichiarato oggi di temere che le autorità abbiano una lista di reporter e commentatori da arrestare, soprattutto quelli che scrivevano per Apple Daily.
Ieri Stand News, un’altra pubblicazione pro-democrazia, ha annunciato di aver adottato misure per evitare accuse di minaccia alla sicurezza nazionale. Il sito web cancellerà tutti gli editoriali e gli articoli d’opinione pubblicati prima di maggio e non accetterà più donazioni.
Il South China Morning Post scrive che dall’approvazione del draconiano provvedimento sulla sicurezza il 30 giugno 2020, la polizia ha arrestato 114 residenti, inclusi dei minori. Le persone incriminate sono finora 61; il primo processo si è aperto la scorsa settimana.
In un altro colpo al movimento democratico, la polizia ha vietato ad altri tre gruppi di tenere la tradizionale marcia del Primo luglio. Le Forze dell’ordine hanno detto che i rischi di trasmissione del Covid-19 sono troppo alti: la stessa giustificazione usata per vietare la veglia del 4 giugno per la repressione di Tiananmen. Sarà la prima volta dal 2003 che i democratici non sfileranno il primo luglio; la prima marcia aveva radunato 500mila persone: era contro una legge anti-sovversione proposta dall’esecutivo cittadino di Tung Chee-hwa.
I timori per il coronavirus non fermano però i preparativi per le celebrazioni dei 100 anni dalla nascita del Partito comunista cinese, che cadono anch’essi il primo luglio.
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