Di Marco Respinti da Libero del 19/01/2023
La «World Watch List 2023» di Open Doors fotografia una situazione agghiacciante e per lo più ignorata. Mercoledì 18 gennaio è stata presentata alla Camera360 milioni. Sei volte la popolazione italiana, cinque quella francese, quattro la tedesca, mica poi molto meno dei 447 milioni di cittadini che conta l’Unione Europea. È il numero dei cristiani che nel mondo soffrono livelli elevati di persecuzione a causa della fede. Poi ci sono gli altri, che non stanno fra la vita e la morte ma che la fede la pagano cara lo stesso: martiri del ridicolo (come diceva lo scomparso mons. Alessandro Maggiolini, vescovo e teologo finissimo) a cui li riduce una cultura dominante aggressiva o prevaricati nei più diversi ambiti sociali. I 360 milioni li documenta il rapporto sulla libertà religiosa dei cristiani nel mondo World Watch List che annualmente pubblica Porte Aperte, divisione italiana dell’ONG protestante Open Doors (che ha sede nei Paesi Bassi). Porte Aperte opera in 70 Paesi, ha uffici in 24 e dal 1993 ne monitora 100 con la World Watch List. Quella del 2023 è stata presentata ieri nella Sala stampa della Camera dei deputati dall’Intergruppo per la tutela della libertà religiosa dei cristiani. «Proprio mentre la nostra ricerca compie 30 anni», dice Cristian Nani, direttore di Porte Aperte, a Libero, «si registra la persecuzione anticristiana più alta di sempre. 1 cristiano su 7 viene perseguitato o discriminato: è il momento di mettere al centro del dibattito mondiale la libertà religiosa, il diritto orfano della Dichiarazione universale dei diritti umani».Considerati tutti gli elementi, la Corea del Nord è il Paese che più perseguita, a riprova del fatto che il comunismo non solo non è morto, ma è ancora il nemico primo della fede. Quanto ai cristiani ammazzati, il record lo detiene la Nigeria, che nel 2022 ne ha falcidiati ben 5014. Una cinquantina di altri Paesi ne hanno uccisi complessivamente 607: anche uno è troppo, ma il primato nigeriano è decisamente inarrivabile. Sempre la Nigeria è la prima per numero di cristiani rapiti, 4726, anche qui con stacco incolmabile rispetto agli altri, che assieme ne totalizzano 533. «L’Africa Sub-Sahariana ospita i Paesi killer di cristiani», commenta Nani. «Ma i governi africani non sono gli unici a evitare accuratamente di affrontare la vera natura di questa epurazione a sfondo religioso: sono i governi di tutto il mondo a potere e a dovere fare di più per arginare un fenomeno in grado di destabilizzare l’intero continente».Il numero maggiore di cristiani arrestati è dell’India, 1750 su un totale mondiale di 4542, mentre la supremazia nel conto delle chiese e di altri edifici di culto cristiano assaliti è tutto cinese con quasi la metà del totale: 1000 (ma quella di Porte Aperte è una stima conservativa minima) su 2110 totali. E questo con buona pace di chi ritiene quello cinese sostanzialmente un buon modello di conservazione dell’ordine pubblico, di chi stringe accordi che sacrificano i credenti e di chi pensa che l’anticristianesimo lì sia acqua passata. In realtà si è solo fatto più furbo.
«No a chi dice che in fondo un po’ ce lo meritiamo», afferma il Sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove, presidente dell’Intergruppo che ieri ha organizzato la presentazione della World Watch List 2023 alla Camera, «perché il cristianesimo sarebbe la religione dei colonizzatori. L’Occidente che smarrisce le proprie radici e la propria identità non ha il coraggio di porre la questione religiosa, mentre abbiamo invece l’obbligo di difendere il cristianesimo affinché il mondo possa essere davvero pacificato».Il ministro degli Esteri e vicepremier, Antonio Tajani, «ha annunciato la prossima designazione di un inviato speciale per la tutela delle minoranze cristiane perseguitate», ricorda Andrea Benzo, Inviato speciale della Farnesina per la tutela della libertà religiosa e il dialogo interreligioso, sottolineando «il nesso tra tutela della libertà di credo e sviluppo». Occorre infatti «favorire l’inclusione nella vita sociale delle minoranze religiose discriminate che non sono ospiti, bensì parte integrante delle comunità. Altrimenti si assiste al drammatico fenomeno delle migrazioni forzate, in particolare in Medioriente». E Daniele Capezzone, commentatore notoriamente liberale e laico, che ha moderato la presentazione di ieri, spiega a Libero: «La libertà religiosa è premessa e condizione della libertà senza aggettivi. Quando viene conculcata la libertà di culto e di coscienza in qualsiasi parte del mondo, non si tratta del problema di una “minoranza” in un certo Paese, ma di una ferita inferta a tutti coloro che credono nella libertà».360 milioni di nuovi martiri di cui nessuno parla. E per fortuna che, in termini assoluti, i cristiani ammazzati sono qualcosina in meno rispetto all’anno scorso.