I primi passi di Dante nel Paradiso terrestre
di Leonardo Gallotta
Giร agli inizi del poema era comparso alla vista di Dante un monte, un โdilettoso monteโ che egli avrebbe voluto salire con le proprie forze, essendo invece bisognoso di una guida. Comincia cosรฌ il viaggio di Dante nellโaldilร che รจ simbolicamente compreso tra due selve dalle antitetiche caratteristiche. La prima, la selva del peccato, oscura e popolata da bestie feroci (le tre fiere) e la seconda chiara, calma e serena. Dante pellegrino โ siamo nel canto XXVIII – ha conquistato alla fine del viaggio purgatoriale, quella libertร spirituale che gli consente di non aspettare piรน i cenni del maestro (che ancora lo segue, con Stazio, ma senza piรน intervenire). Dopo lโinvestitura di Virgilio (โTe sovra te corono e mitrioโ), dunque, Dante si inoltra nella divina foresta dellโEden, dove sente il profumo dei fiori, รจ accarezzato dallโaria di un dolce venticello ed รจ allietato dal cinguettio degli uccelli che stanno tra le verdi foglie degli alberi.
Varie sono le fonti da cui Dante ha tratto ispirazione per il suo Paradiso terrestre, ma nessuna si puรฒ dire dominante. LโEden dantesco รจ ad esempio affine a quello biblico: anchโesso รจ un giardino ricco di vegetazione (foresta spessa e viva), popolato da uccelli (augelletti per le cime), percorso da due fiumi (anche se nella Bibbia sono quattro), luogo ameno che invita alla serenitร e alla pace. E poi le fonti classiche: i Campi Elisi nel VI dellโEneide e diversi passi delle Metamorfosi ovidiane. Non erano inoltre sicuramente ignoti a Dante molti componimenti poetici della letteratura francese e provenzale, soprattutto quelli che descrivevano il cosiddetto locus amoenus.
Dante si inoltra vieppiรน nella foresta e si trova il cammino sbarrato da un โrioโ le cui acque sono limpidissime. Fermatosi sulla riva del fiumicello, volge lo sguardo al di lร delle acque e scorge una bella donna che se ne andava cantando e โscegliendo fior da fioreโ. Dante le rivolge la parola pregandola di avvicinarsi per comprendere cosรฌ il suo canto. Tale donna fa venire in mente a Dante il mito di Proserpina quando, nellโamena pianura di Enna, mentre coglieva fiori, fu sorpresa e rapita da Plutone, re dellโAverno. Dopo un riferimento di Dante allโEllesponto che si frapponeva allโamore di Ero e Leandro, la bella donna spiega che la sua letizia puรฒ essere compresa se si pensa al salmo Delectasti che รจ un inno di lode alle bellezze del creato. Si tratta del Salmo XCI, 5-6 che cosรฌ recita: โQuia delectasti me, Domine, in factura tua et in operibus manuum tuarum exultabo./ Quam magnificata sunt opera tua, Domine!โ. Traduzione: โPoichรฉ mi hai rallegrato, o Signore, con le tue meraviglie, esulterรฒ per le creazioni delle tue mani./ Come sono grandi le tue opere , o Signore!โ.
La bella donna invita poi Dante a chiedere qualche altra spiegazione. Dante si dice stupito per la presenza del vento e dellโacqua, dal momento che Stazio (Pg.XXI,40-57) aveva detto che nel Purgatorio non esistono perturbazioni atmosferiche, mentre lo stormire delle fronde presuppone la presenza del vento e il fiumicello rimanda ad una fonte alimentata da pioggia o da neve. La bella donna spiega che il vento รจ prodotto dal moto circolare dei cieli e non dalle variazioni atmosferiche come sulla terra e che lโacqua arriva da una fonte perenne scaturente per volere divino. Il fiumicello presso cui si trova Dante รจ il Letรฉ, le cui acque eliminano la memoria dei peccati. E poi, dalla stessa fonte, scaturisce un altro corso dโacqua, lโ Eunoรจ, che produce il ricordo delle buone azioni compiute. Infine la bella donna aggiunge un corollario alle sue spiegazioni. Dice che gli antichi poeti che cantarono la mitica โetร dellโoroโ videro forse come in sogno questo luogo, dove fu innocente โlโumana radiceโ e fu eterna primavera. Dante si volge verso i due poeti che sorridono, quasi compiaciuti che nellโultima parte del suo discorso la bella donna abbia ricordato la loro attivitร poetica come prefigurazione del luogo edenico in cui si trovano. Cosรฌ si chiude il canto.
Abbiamo finora parlato della bella donna apparsa a Dante, non indicata perรฒ col suo nome proprio. Il suo nome cโรจ tuttavia e viene perรฒ detto da Beatrice solo nellโultimo canto, il XXXIII: essa si chiama Matelda. Sulla ricerca della sua identitร e sulla sua funzione sono stati versati, come si suol dire, fiumi di inchiostro. Cerchiamo dunque di focalizzare le principali problematiche. La prima riguarda lโidentitร storica di Matelda, la seconda รจ relativa al suo significato simbolico.
Per la prima quasi tutti i commentatori trecenteschi non ebbero dubbi: si tratterebbe di Matilde di Canossa. Perรฒ costei era stata sostenitrice di Papa Gregorio VII nella sua lotta contro lโimperatore Enrico IV e alla sua morte aveva lasciato alla Chiesa tutti i suoi dominii. Questi fatti erano sicuramente risaputi al tempo di Dante a cui, essendo egli filo-imperiale, non potevano certo essere graditi. E questa รจ la prima difficoltร . E tuttavia ne subentra pure unโaltra. Noi sappiamo che Dante fissa i personaggi storici secondo i caratteri fisici e terreni, con una certa approssimazione e verosimiglianza. E parrebbe davvero strano che Dante abbia scelto, per simboleggiare una figura di eterna giovinezza, proprio una donna che morรฌ settantenne. Ora la distanza e la diversitร tra la vecchia Matilde di Canossa e lโeterna giovane donna del Paradiso terrestre, sembra davvero incolmabile sotto ogni riguardo (G. Giacalone).
Altri hanno voluto identificare Matelda con Matilde di Hackeborn, autrice di un Liber specialis gratiae e morta in odore di santitร , nelle cui rivelazioni alcuni hanno ravvisato anche lo schema del Purgatorio dantesco. Tale identificazione fu respinta dal Parodi e da altri a cui si deve aggiungere il fatto che risulterebbe impossibile la scelta di Dante per una donna a lui contemporanea, se la funzione purificatoria che Matelda adempie (immersione nel Letรฉ e nellโ Eunoรจ) non รจ straordinaria, ma usuale per tutte le anime. Mi pare che sul punto siano importanti le seguenti considerazioni di Umberto Bosco: โIl Paradiso terrestre non รจ un regno creato da Dio come lโInferno, il Purgatorio e il Paradiso perchรฉ vi abbiano sede le anime: fu creato invece come luogo di delizie destinato allโuomo vivo; scacciato questo per il suo peccato โฆ le anime vi passano soltanto per adempiere ai riti finali della purgazione. Non per nulla il poeta ci dice che lโalta selva del Paradiso terrestre รจ โvรฒtaโ. Matelda non puรฒ dunque essere lโanima di una persona fisica, dovendo allora essere necessariamente beata [e non perennemente esiliata nel Paradiso terrestre]โ.
Veniamo ora a Matelda-simbolo. Giร nel canto XXVII Dante aveva sognato Lรฌa (contrapposta a Rachele) mentre andava cantando e cogliendo fiori. Lรฌa, simbolo della vita attiva, certamente prefigura la Matelda del Paradiso terrestre. Data anche questa prefigurazione essa rappresenterebbe quindi il simbolo della felicitร terrena, in quanto preparazione alla vita contemplativa. Suggestivo, a questo proposito, lโanagramma del nome Matelda, suggerito dal francese Goudet, che, svolto con lettura alla rovescia, darebbe lโespressione ad letam (nel Latino medievale il dittongo ae si scriveva con la semplice โeโ). Matelda sarebbe dunque lโintermediaria che conduce Dante a Beatrice che รจ laeta (leta), cioรจ beata. La mia personale opinione, pur consapevole che sul tema non vi รจ nulla di incontestabile, รจ che Dante abbia creato ad hoc ed ex novo questa figura โche esprime la piena perfezione naturale della creatura umana al genere femminile (G.Giacalone)โ. Matelda sarebbe dunque figura della donna cosรฌ come era prima del peccato originale, nel suo stato di innocenza e di integritร : insomma una Eva senza colpa.
Sabato, 27 novembre 2021
