Massimo Martinucci, Cristianità n. 429 (2024)
Sabato 28 settembre 2024 si è svolto a Piacenza il convegno La Dottrina sociale della Chiesa, organizzato da Alleanza Cattolica. Nella prestigiosa cornice della sala del PalabancaEventi della Banca di Piacenza intitolata a Corrado Sforza Fogliani (1938-2022) si è ricordato il fondatore di Alleanza Cattolica, Giovanni Cantoni (1938-2020), con la presentazione della raccolta di suoi Scritti di dottrina sociale. 1961-2005, opera prefata da S.E. mons. Michele Pennisi, realizzata a cura di Oscar Sanguinetti e pubblicata dalla editrice «Cristianità», fondata da Cantoni stesso.
Ha aperto i lavori il secondogenito di Cantoni, Lorenzo, professore presso l’Università della Svizzera italiana, con una suggestiva immagine dell’aquila, uccello dalla vista acutissima che guarda le cose dall’alto, scelto, con l’aggiunta del Sacro Cuore di Gesù al centro, come simbolo dell’associazione fondata dal padre.
Dopo i saluti dell’assessore al Welfare del Comune di Piacenza, Nicoletta Corvi — che ha messo in evidenza l’importanza dell’insegnamento della Chiesa nella vita sociale e ha ricordato «l’eredità culturale e spirituale» di Giovanni Cantoni, «figura eminente del pensiero cattolico […] per tutti noi una testimonianza preziosa» —, e quelli dell’arcivescovo emerito di Piacenza-Bobbio, mons. Gianni Ambrosio — che ha testimoniato di aver vissuto come una grazia la vicinanza di Giovanni Cantoni, un uomo che ha «combattuto la buona battaglia, ha terminato la sua corsa, ha conservato la fede» —, è stato proiettato un video inviato da Alfredo Mantovano, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Dispiaciuto di non esser potuto intervenire di persona, ha espresso la sua gratitudine all’amico e maestro «Gianni» per tutto ciò che da lui ha ricevuto nei lunghi anni di familiarità, sprone anche per quelli che hanno intrapreso la carriera politica da laici cattolici consapevoli e ben formati e che ancora ricordano gli insegnamenti e l’esempio da lui trasmessi.
Il reggente nazionale di Alleanza Cattolica, Marco Invernizzi, nel suo ampio excursus sulla storia della dottrina sociale della Chiesa nella riflessione di Giovanni Cantoni, ha esordito ricordando le due fasi relative al recepimento del magistero sul tema. La prima si apre dopo gli anni Sessanta del secolo scorso, quando la dottrina sociale sembrava essere scomparsa, nonostante l’insegnamento della Chiesa non fosse affatto mutato, mentre un malinteso «spirito del Concilio» sembrava avere il sopravvento sui suoi stessi documenti. In quel periodo la dottrina sociale era vista da più parti come un’ideologia opposta alla prospettiva progressista e la Chiesa come suddita del potere politico, una «Chiesa costantiniana», chiusa al soffio dello Spirito.
La seconda fase, quella del rilancio, è iniziata con il pontificato di san Giovanni Paolo II (1978-2005). Le sue tre encicliche esplicitamente sociali — Laborem exercens, Sollicitudo rei socialis e Centesimus annus, a cui va aggiunta obbligatoriamente la Evangelium vitae — diedero un nuovo impulso al tema, ma i frutti sperati non giunsero, nonostante che il Magistero dei pontefici seguenti, Benedetto XVI (2005-2013; †2022) e Francesco, continuasse a ribadirne gli immutabili princìpi. Essi rimasero lettera morta, relegati in pochi circoli ininfluenti, soprattutto perché la gran parte di coloro che avrebbe dovuto metterli in pratica non se ne occupò. Anche la nostra piccola realtà, nonostante gli sforzi profusi, non ha raggiunto il cuore delle istituzioni, e questo — ha esortato Invernizzi — deve essere motivo per moltiplicare in futuro l’impegno e la generosità nello studio della dottrina sociale cattolica e nella sua diffusione.
Mons. Michele Pennisi, già rettore dell’Almo Collegio Capranica e arcivescovo emerito di Monreale (Palermo), ha tratteggiato la figura di Giovanni Cantoni, mettendone in risalto il pensiero articolato e organico e il contributo originale nell’approfondire l’insegnamento ricevuto dal Magistero e dagli autori contro-rivoluzionari.
Anna Maria Tarantola, già vicepresidente della Banca d’Italia e presidente della RAI, si è soffermata in particolare sul contenuto dei messaggi che annualmente il Santo Padre ha rivolto alla Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice, di cui è stata presidente dal 2019 al giugno di quest’anno. Una corretta applicazione della dottrina sociale della Chiesa, bussola e ancoraggio dei nostri tempi, è oggi più che mai necessaria per consentire all’umanità di superare le complesse sfide del tempo presente: raggiungere la pace, contrastare le disuguaglianze economiche e sociali, affrontare la questione demografica e quella ambientale, governare la grande evoluzione tecnologica.
Ha aperto la sessione pomeridiana Mauro Ronco, professore emerito dell’Università di Padova e presidente del Centro Studi Rosario Livatino. All’apertura del suo appassionato e magistrale intervento ha evidenziato come nel nostro tempo Giovanni Cantoni sia stato un vero e proprio «scopritore» della dottrina sociale della Chiesa, che con coraggio intellettuale ed energia morale ha indicato, opportune et importune, la via per ricondurre la civiltà a un maggior rispetto della legge di Dio e del suo piano provvidenziale. Quanto all’aspetto giuridico della dottrina sociale, Ronco ne ha indicato la nascita come reazione all’affermazione del 1612 del filosofo olandese Ugo Grozio (1583-1645), secondo cui le tesi esposte nel suo trattato giuridico principale rimarrebbero valide «anche se Dio non esistesse» e la Provvidenza non intervenisse nella storia; e come reazione a Thomas Hobbes (1588-1679), che nel 1642 andò oltre, sostenendo la non socialità naturale dell’uomo con i celebri detti «homo homini lupus» e «bellum omnium contra omnes», da cui nasce la necessità del Leviatano, metafora del potere assoluto. Contro questa rivoluzione giuridica sorse quello che Ronco indica come il primo tradizionalista italiano: Giambattista Vico (1668-1744), che si batté per l’unità del diritto quale immagine dell’unità della Chiesa e della cristianità. E, se Vico fu il primo tradizionalista della modernità, Cantoni fu il primo tradizionalista della post-modernità, avendo compreso che per l’ascesi sociale non sarebbero servite dottrine nuove, bensì l’insistere nello studiare e mettere in pratica i princìpi di dottrina sociale che il Magistero della Chiesa continua a insegnare pur nelle bufere della modernità.
La tavola rotonda è stata coordinata dalla giovane militante di Alleanza Cattolica Mariateresa Colleoni che, nel presentare le testimonianze di quanti hanno beneficiato dell’insegnamento di Giovanni Cantoni scegliendo di vivere la propria vita diffondendo la dottrina sociale della Chiesa, ha individuato un tratto comune a tutti nell’espressione di matrice gesuitica a lui cara: «contemplativi in azione».
Massimo Polledri, neuropsichiatra infantile, che ha ricoperto vari incarichi politici in parlamento e nel Comune di Piacenza, ha offerto la prima testimonianza dichiarando la sua gratitudine nell’essere un «esperimento» di Cantoni che, con infinita pazienza, si era fatto «pastore» anche di una classe di uomini politici spesso disorientati e tutti da formare.
Anche Claudia Navarini, ordinario di Filosofia Morale presso l’Università Europea di Roma, ha espresso gratitudine a Giovanni Cantoni notando che l’ambiente di Alleanza Cattolica, in cui è cresciuta, ha influito positivamente non solo sulla sua formazione ma anche sulla sua professione.
Laura Boccenti, responsabile di Alleanza Cattolica in Lombardia, docente e dirigente scolastica, si è unita idealmente agli interventi precedenti nella gratitudine ad Alleanza Cattolica, che l’ha provvidenzialmente «salvata» da una prospettiva di estrema sinistra che inizialmente l’aveva affascinata, ma che ben presto aveva mostrato la sua inconsistenza e mancanza di senso.
Carmelo Leotta, docente universitario di Diritto Penale e organizzatore in passato degli incontri di Alleanza Cattolica rivolti ai giovani, si è soffermato sull’importanza della formazione di ambienti in cui condividere l’orizzonte comune della tensione alla santità e che favoriscono la nascita di sane relazioni intersoggettive in un contesto bene orientato: di fatto una semina per una nuova civiltà cristiana.
Anche Gabriele Borgoni, avvocato piacentino, a conclusione delle testimonianze della tavola rotonda, ha espresso gratitudine per la formazione ricevuta in Alleanza Cattolica, ambiente favorevole alla nascita di una famiglia, di una professione, di un’intera vita; scuola per imparare a relazionarsi correttamente con ogni realtà e anche con ogni difficoltà.
Ha concluso il convegno Domenico Airoma, reggente nazionale vicario di Alleanza Cattolica, magistrato, con una riflessione nella quale ha rievocato alcuni insegnamenti ricevuti da Giovanni Cantoni. Ha ricordato la illuminante metafora che descrive come l’uomo occidentale e cristiano — inizialmente «vestito» da benefiche istituzioni quali la famiglia, la Chiesa, i corpi intermedi, lo Stato — sia stato attaccato da un processo rivoluzionario che lo ha svestito, privandolo successivamente di ogni protezione, fino a ridurlo solo e nudo. Altrettanto fondamentale è l’insegnamento del realismo, fondato sul grande rispetto e sull’attenzione per ogni realtà, indispensabile punto di partenza per progettare un’azione efficace: un compito e una responsabilità che Cantoni ha sempre rivendicati come spettanti al laico.
L’invito finale rivolto da Airoma, in questo mondo in cui tutte le dimensioni della vita sono soggette agli attacchi del processo rivoluzionario, è quello di occuparsi della dottrina sociale: nessuno può sentirsi escluso da tale compito, a maggior ragione coloro che, entrando in Alleanza Cattolica, lo hanno ricevuto e accettato.
Massimo Martinucci