Il Papa spiega la bellezza di uno dei libri meno conosciuti della Bibbia
di Michele Brambilla
Seguendo sempre il “filone” dell’anzianità, Papa Francesco si sofferma, nell’udienza del 27 aprile, su un piccolo libro dell’Antico Testamento, quello di Rut, nel quale si narrano le vicende della genealogia del re Davide. «La parabola di Rut», spiega il Pontefice, «illumina la bellezza dei legami famigliari: generati dal rapporto di coppia, ma che vanno al di là del legame di coppia. Legami d’amore capaci di essere altrettanto forti, nei quali si irradia la perfezione di quel poliedro degli affetti fondamentali che formano la grammatica famigliare dell’amore», una grammatica fondamentale per ogni uomo.
«Sappiamo che i luoghi comuni sui legami di parentela creati dal matrimonio, soprattutto quello della suocera, quel legame fra suocera e nuora, parlano contro questa prospettiva. Ma, appunto per questo, la parola di Dio diventa preziosa», perché ci ricorda il significato autentico, meta-storico e teologico, della famiglia naturale. Per di più, «questo piccolo libro contiene anche un prezioso insegnamento sull’alleanza delle generazioni», dato che vi si parla di una giovane, Rut, costretta dalle disgrazie familiari ad emigrare a Betlemme assieme alla suocera Noemi. Lì, seguendo proprio i consigli dell’anziana Noemi, Rut imparerà a “spigolare” dietro a Booz, con il quale concepirà Obed, nonno di Davide. Da Obed nascerà, infatti, Iesse, padre del futuro re d’Israele.
Il risultato è quindi un matrimonio benedetto: «il nuovo matrimonio di Rut si celebra e i mondi sono di nuovo pacificati. Le donne di Israele dicono a Noemi che Rut, la straniera, vale “più di sette figli” e che quel matrimonio sarà una “benedizione del Signore”. Noemi, che era piena di amarezza e diceva anche che il suo nome è amarezza, nella sua vecchiaia conoscerà la gioia di avere una parte nella generazione di una nuova nascita. Guardate quanti “miracoli” accompagnano la conversione di questa anziana donna! Lei si converte all’impegno di rendersi disponibile, con amore, per il futuro di una generazione ferita dalla perdita e a rischio di abbandono», contribuendo alla stessa storia della Salvezza.
«Mi raccomando, che i giovani parlino con i nonni, che i giovani parlino con i vecchi, che i vecchi parlino con i giovani», insiste il Papa. I maiores non sono solo gli anziani della nostra famiglia, ma tutti gli antenati che hanno caratterizzato la storia di un popolo. Ecco perché ai polacchi Francesco dice, benedicendo le corone del Santo Rosario destinate alla statua della Madonna cara agli emigrati polacchi di Swindon, in Inghilterra: «oggi, nell’ottavo anniversario della canonizzazione di San Giovanni Paolo II, per sua intercessione, chiediamo di essere fedeli testimoni di Cristo e del suo amore misericordioso nel mondo, in famiglia e nei luoghi di lavoro». Non solo: in tempi in cui la necessità obbliga a riscoprire l’etica cristiana del combattimento, «saluto con gioia i pellegrini croati», che sono «in particolare la delegazione del Ministero della Difesa della Repubblica di Croazia, insieme al Signor Ministro e agli altri ufficiali dello Stato Maggiore e dell’Accademia Militare, come pure gli ufficiali dell’Ordinariato Militare accompagnati dal loro Vescovo». Può esistere un soldato cattolico? Si, se «l’incontro quotidiano e il cammino con il Signore» conduce a testimoniare una fede integralmente vissuta «come veri operatori della pace nella società e nel mondo».
Parole, queste ultime, molto semplici e allo stesso tempo molto importanti, visto il contesto storico in cui si calano, perché, con molta delicatezza e rivolgendosi allo stato maggiore dell’esercito di una nazione “a rischio” (la Croazia confina, come è noto, con la Serbia, “alleato di ferro” della Russia nei Balcani. Sul fronte ucraino è attestata la presenza di volontari croati dalla parte ucraina e di serbi tra le milizie pro-Putin), sembrano attestare la permanenza della dottrina tradizionale sull’uso legittimo della forza così come descritta nei nn. 2308-10 del Catechismo della Chiesa Cattolica (1992). A ribadirla un Papa sul cui impegno per la pace nel mondo non possono sussistere dubbi, tantomeno nello scenario attuale.
Giovedì, 28 aprile 2022