di Silvia Scaranari
Il riposo settimanale della domenica è un’invenzione del cristianesimo, ignota nel mondo antico greco e romano. Solo presso gli ebrei esisteva già un giorno di riposo, il sabato, ripreso dai primi cristiani consapevoli che l’uomo vive in relazione con Dio come un figlio non come uno schiavo e quindi ha diritto a valorizzare la propria vita con il riposo, la serenità, la riflessione e la preghiera.
La scelta cadde sulla domenica perché in quel giorno, il primo dopo il sabato, il Cristo era risorto e apparso ai discepoli, e perché di domenica lo Spirito Santo era sceso sugli apostoli riuniti nel Cenacolo. Così, questo giorno tanto importante è stato posto al centro del ciclo settimanale della vita umana e santificato dalla celebrazione dell’Eucarestia. L’Eucarestia è il centro della nostra vita: «È la Messa, dunque, che fa la domenica cristiana! La domenica cristiana gira intorno alla Messa», ha sottolineato il Santo Padre nell’Udienza generale di mercoledì 13 dicembre.
È la celebrazione dell’Eucarestia che permette d’incontrare il Signore Gesù, di «[…] ascoltare la sua parola, nutrirci alla sua mensa, e così diventare Chiesa, ossia suo mistico Corpo vivente nel mondo». Siamo noi ad avere bisogno di questo incontro, noi abbiamo bisogno di nutrirci di Amore per essere donatori di amore. L’uomo non può donare ciò che non possiede: solo Dio è Amore e solo da Lui si può attingere l’amore vero, puro e alto, che rende ogni sentimento umano capace di effondersi nella verità e per la verità, superando ogni personalismo e ogni solipsismo egoistico.
L’importanza della domenica come occasione per elevare la dignità dell’uomo e per donare forza al bene è ben nota a tutte le forze del male e della Rivoluzione. Ne sono testimonianza storica gli accanimenti contro questo giorno santo da parte delle forme di potere che tendono a soffocare la bellezza e la dignità della persona umana: dalla trasformazione della settimana in decade per sopprimere il ricordo della domenica operato in Francia nel 1793 durante la Rivoluzione (1789-1799) all’obbligo di partecipare alle adunate di partito imposte in Unione Sovietica o nella Cina comunista proprio la domenica e all’accanimento oggi dimostrato dagli attacchi terroristici alle chiese perpetrati in tanti Paesi del mondo, come la Nigeria, il Pakistan o l’Indonesia. E il Papa ricorda quei popoli che ancora oggi non possono partecipare alla santa Messa perché impediti da forme di governo ingiuste e contrarie alla libertà religiosa, uno dei diritti fondamentali dell’uomo. Pensa a queste comunità invitandole comunque «[…] a raccogliersi in preghiera nel nome del Signore, ascoltando la Parola di Dio e tenendo vivo il desiderio dell’Eucaristia».
Altrove, dove gl’impedimenti non ci sono, c’è una falsa libertà che ha ucciso il senso religioso dell’esistenza, riducendo la vita umana a un processo di efficientismo vuoto e di falsa felicità. Il Pontefice chiama queste comunità a ravvivare il «[…] senso cristiano della domenica illuminata dall’Eucarestia» perché quando non c’è Cristo «[…] siamo condannati ad essere dominati dalla stanchezza del quotidiano, con le sue preoccupazioni, e dalla paura del domani. L’incontro domenicale con il Signore ci dà la forza di vivere l’oggi con fiducia e coraggio e di andare avanti con speranza».
«La Comunione eucaristica con Gesù, Risorto e Vivente in eterno, anticipa la domenica senza tramonto, quando non ci sarà più fatica né dolore né lutto né lacrime, ma solo la gioia di vivere pienamente e per sempre con il Signore. Anche di questo beato riposo ci parla la Messa della domenica, insegnandoci, nel fluire della settimana, ad affidarci alle mani del Padre che è nei cieli.»
Conclude il Santo Padre domandando «[…] perché andare a Messa la domenica?» e rispondendo: «Noi cristiani abbiamo bisogno di partecipare alla Messa domenicale perché solo con la grazia di Gesù, con la sua presenza viva in noi e tra di noi, possiamo mettere in pratica il suo comandamento, e così essere suoi testimoni credibili».