Il Papa invita a riscoprire una delle figure più avvincenti della Bibbia, che possiamo imitare quando prendiamo tra le mani la corona del Santo Rosario.
di Michele Brambilla
Aprendo l’udienza generale del 7 ottobre il Papa annuncia: «riprendiamo oggi le catechesi sulla preghiera, che abbiamo interrotto per fare la catechesi sulla cura del creato». La figura che decide di mettere a fuoco è quella del profeta, che non esita a definire «uno dei personaggi più avvincenti di tutta la Sacra Scrittura» per via della sua biografia, che inizia in un villaggio allora sconosciuto.«Nella Bibbia», infatti, «Elia compare all’improvviso, in maniera misteriosa, provenendo da un piccolo villaggio del tutto marginale (cfr 1 Re 17,1); e alla fine uscirà di scena, sotto gli occhi del discepolo Eliseo, su un carro di fuoco che lo porta in cielo (cfr 2 Re 2,11-12)», salvo ricomparire, accanto a Mosè, nell’episodio della Trasfigurazione di Cristo (Mt 17,1-11).
Come spiega il Papa, «la preghiera è la linfa che alimenta costantemente la sua esistenza. Per questo è uno dei personaggi più cari alla tradizione monastica, tanto che alcuni lo hanno eletto come padre spirituale della vita consacrata a Dio. Elia è l’uomo di Dio, che si erge a difensore del primato dell’Altissimo. Eppure, anche lui è costretto a fare i conti con le proprie fragilità». Il Santo Padre osserva che «nell’animo di chi prega, il senso della propria debolezza è più prezioso dei momenti di esaltazione, quando pare che la vita sia una cavalcata di vittorie e di successi. Nella preghiera succede sempre questo: momenti di preghiera che noi sentiamo che ci tirano su, anche di entusiasmo, e momenti di preghiera di dolore, di aridità, di prove». Non bisogna temere i momenti di aridità: «la preghiera è così: lasciarsi portare da Dio e lasciarsi anche bastonare da situazioni brutte e anche dalle tentazioni. Questa è una realtà che si ritrova in tante altre vocazioni bibliche, anche nel Nuovo Testamento, pensiamo ad esempio a San Pietro e a San Paolo. Anche la loro vita era così: momenti di esaltazione e momenti di abbassamento, di sofferenza», ma non si lasciarono scoraggiare.
Si può trarre anche un altro insegnamento: «Elia è l’uomo di vita contemplativa e, nello stesso tempo, di vita attiva, preoccupato delle vicende del suo tempo, capace di scagliarsi contro il re e la regina, dopo che questi avevano fatto uccidere Nabot per impossessarsi della sua vigna (cfr 1 Re 21,1-24). Quanto bisogno abbiamo di credenti, di cristiani zelanti, che agiscano davanti a persone che hanno responsabilità dirigenziale con il coraggio di Elia, per dire: “Questo non va fatto! Questo è un assassinio!”». Abbiamo davvero bisogno dello spirito di Elia,perché «egli ci mostra che non deve esistere dicotomia nella vita di chi prega: si sta davanti al Signore e si va incontro ai fratelli a cui Lui invia. La preghiera non è un rinchiudersi con il Signore per truccarsi l’anima: no, questo non è preghiera, questa è finta di preghiera. La preghiera è un confronto con Dio e un lasciarsi inviare a servire i fratelli. Il banco di prova della preghiera è l’amore concreto per il prossimo».
«Chiediamo», allora, «per intercessione della Madonna del Rosario, la grazia di essere uomini e donne integri e degni di fede» come lo fu il profeta Elia. Il Pontefice ricorda che «celebriamo oggi»proprio «la memoria della Beata Vergine Maria del Rosario. La Madonna nelle sue apparizioni spesso ha esortato alla recita del Rosario, specialmente di fronte alle minacce incombenti sul mondo. Anche oggi, in questo tempo di pandemia, è necessario tenere tra le mani la corona del Rosario, pregando per noi, per i nostri cari e per tutti gli uomini».
Giovedì, 8 ottobre 2020