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La Grande Quaresima bizantina

17 Febbraio 2018 - Autore: Giuliano Rovere

di Giuliano Rovere, 17 febbraio 2018

«A che giova infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?» (Mc 8, 36): con questa preoccupazione la Chiesa bizantina, già un mese prima dell’inizio, comincia ad annunciare la Quaresima e a preparare i fedeli al suo significato profondo. Com’è difficile oggi, distratti dalle sollecitudini di un’esistenza frenetica, capire che occorre fermarsi, rientrare in sé stessi e lasciarsi guidare dal ritmo lento della liturgia quaresimale per accogliere l’essenziale, quello che solo ha valore.

La Quaresima bizantina dura, come quella occidentale, quaranta giorni, in cui vengono analogamente osservati l’astinenza e il digiuno. Nei giorni feriali vi è solo l’ufficio delle ore, senza la Messa, ma con l’aggiunta, il mercoledì e il venerdì, durante i vespri, della liturgia dei Presantificati, cioè la santa Comunione sotto le due specie, consacrate la domenica precedente. Il sabato e la domenica si celebra la liturgia divina: al sabato si segue il formulario di san Giovanni Crisostomo, che è quello utilizzato regolarmente tutto l’anno, mentre alla domenica, che prefigura la Pasqua, si segue quello di san Basilio, particolarmente solenne, che viene utilizzato solo nelle domeniche appunto di Quaresima e nelle grandi feste.

Gli inni e testi liturgici invitano a riflettere sull’anima dell’uomo, appesantita dal peccato, che trova la via alla redenzione solo in Gesù Cristo. La prima domenica è chiamata festa  dell’Ortodossia, perché ricorda il ristabilimento della venerazione delle icone dopo le lotte contro le immagini sacre. Vi è inoltre la domenica dell’Esaltazione della santa Croce dedicata al patibolo vittorioso di Cristo che viene posto al centro della chiesa per la venerazione dei fedeli. Nelle altre domeniche vengono presentati aspetti della vocazione cristiana con temi simili a quelli in uso nella Chiesa occidentale.

Nelle quattro domeniche che precedono la Quaresima alcuni brani evangelici introducono i temi preparatori dell’umiltà nella domenica “del pubblicano e del fariseo”, della misericordia di Dio nella domenica “del figliol prodigo”, del giudizio universale nella domenica “di Carnevale” e del perdono nell’ultima domenica. Particolarmente suggestiva per il significato è la liturgia del vespro di quest’ultima domenica, detta anche “del Paradiso perduto” oltre che “del perdono”. I vespri, chiamati anche lucernali perché si recitano nell’ora in cui un tempo si accendevano le lanterne, iniziano sempre, secondo la tradizione, con il sacerdote che recita le preghiere davanti alla porta santa della chiesa ancora chiusa a simboleggiare Adamo che prega pentito davanti alle porte del Paradiso ormai chiuso. In particolare, verso la fine di questo vespro domenicale, si recita il dialogo tra Adamo e il Salvatore: «Adamo è stato espulso dal Paradiso per ciò che ha mangiato: seduto dinanzi al giardino, gemeva alzando grida con voce lamentosa, e diceva: ahimè, cosa mi è successo, me infelice! Un solo comando del Sovrano ho trasgredito, e mi trovo privato di ogni sorta di beni. O meraviglioso paradiso tu che per me sei stato piantato e per Eva sei stato chiuso, prega Colui che ti ha fatto e che anche me ha plasmato, perché io possa saziarmi dei tuoi fiori. Gli dice dunque il Salvatore: Io non voglio che vada perduta la creatura plasmata da me, ma che si salvi e giunga alla conoscenza della verità: chi viene infatti a me non lo caccerò fuori».

La conclusione prevede con gesto realmente sorprendente per gli occidentali: dopo essersi inchinato a baciare le icone del Salvatore e della Madre di Dio, il sacerdote, rivolto ai fedeli, dice: «Perdonatemi, fratelli e sorelle qualsiasi peccato commesso volontariamente o involontariamente, con parole, azioni o pensieri e pregate per me peccatore». I fedeli rispondono: «Dio ti perdoni, perdonaci e prega per noi». Al che il sacerdote replica: «Dio vi perdoni e vi benedica». Poi i fedeli, inchinandosi e abbracciandosi a partire dal sacerdote, si scambiano vicendevolmente il perdono. Solo dopo questo gesto esplicito di riconciliazione, che viene anche ripetuto al di fuori della chiesa con conoscenti e amici, ha inizio la Grande Quaresima.

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