Di Vladimir Rozanskij da AsiaNews del 19/10/2023
Mosca (AsiaNews) – Continua ormai da mesi, in seguito all’invasione dell’Ucraina, la “guerra fredda” dei monumenti, lapidi e steli memoriali su tutto il territorio della Federazione russa. Negli ultimi 35 anni, già a partire dagli ultimi anni gorbacioviani, in Russia erano stati installati circa duemila monumenti alle vittime delle repressioni politiche in Urss. La maggior parte di essi erano frutto di iniziative spontanee di gruppi di cittadini, nei luoghi di sepoltura di massa dei prigionieri fucilati, o nei cimiteri dei lager.Dall’inizio della guerra in Ucraina, molti simboli e oggetti memoriali hanno cominciato a sparire o a venire deturpati, uno dopo l’altro. La maggior parte di essi sono quelli dedicati ai deportati polacchi, lituani e ucraini in luoghi di detenzione e confino, in Siberia, nelle regioni settentrionali o in quelle di concentrazione come la Mordova o l’Inguscezia. Vandali anonimi fanno a pezzi i monumenti, o strappano da essi le liste delle persone commemorate, e le autorità locali non aprono neppure le inchieste su questi fatti. Secondo la sezione russa della Bbc sono almeno 11 i complessi memoriali distrutti, e almeno altri 15 sono stati deturpati, come conferma Irina Flige, direttrice del centro di ricerca di “Memorial”.A fine settembre di quest’anno a Jakutsk, nella Siberia orientale, è scomparso il monumento ai polacchi e ai lituani deportati, che era stato installato nel 2002. Prima dell’estate era stato impedito l’accesso con delle inferriate, quindi sono state portate via le lapidi e infine anche le pietre di granito, l’elemento fondamentale del complesso. Il comune aveva promesso di fare luce sull’accaduto, ma il dipartimento per la conservazione degli oggetti di eredità culturale della regione ha concluso in questi giorni di non avere alcuna informazione su dove possa essere finito il tutto, e sul luogo è rimasto solo uno spazio devastato, pieno di buche.A marzo era andato perduto un altro monumento a polacchi e lituani a Galjašor, nella regione settentrionale di Perm, una stele con una croce latina sotto la quale una tavola riportava i nomi di 89 deportati, sistemata vicino al cimitero con fondi privati. La perdita era stata scoperta solo in aprile, essendo in un luogo di difficile accesso nel bosco, dove è quasi impossibile arrivare prima del disgelo primaverile. Tatiana Margolina, membro del consiglio per i diritti dell’uomo della presidenza della Russia, ha dichiarato di “provare vergogna per questa azione, hanno usato tecniche invernali passando da dietro il bosco per non essere visti”. La polizia ha aperto un’inchiesta contro ignoti, senza alcun risultato.Un luogo molto caro alla memoria delle repressioni è il cimitero di Levašovo, vicino a San Pietroburgo, dove sono sepolte molte vittime del lager delle isole Solovki. Anche qui sono state deturpate le lapidi degli ucraini e dei polacchi, nonostante l’intera zona sia un parco nazionale protetto, ma i monumenti non hanno uno status ufficiale. Ancora prima, a novembre 2022, tre memoriali dei polacchi sono stati semi-distrutti nella regione siberiana di Tomsk; l’11 novembre era il Giorno dell’indipendenza della Polonia, e la notte precedente sono state asportate le liste dei polacchi repressi sotto Stalin.A giugno di quest’anno sono state addirittura profanate le tombe dei polacchi deportati nella regione di Sverdlovsk, nella Siberia a sud degli Urali. Tutte le lapidi delle tombe, installate dai parenti delle vittime, sono state fracassate e gettate ai lati dei campi funerari. Nel cimitero del villaggio di Rečka Mišikha in Buriazia è stata anche segata la grande croce sopra la cappella delle vittime polacche. Vicende simili si sono ripetute nelle regioni di Irkutsk e Vorkuta, a San Pietroburgo e in altri luoghi. Appaiono invece nuovi monumenti e simboli memoriali dedicati ai leader sovietici, compreso lo stesso Stalin, e anche a Lenin, Kalinin, Dzeržinsk (il fondatore della Čeka-Kgb), Sverdlov e altre oscure figure di un passato che ritorna.