Lo studioso dell’arte austriaco evidenzia un cambiamento di fondo nell’arte degli ultimi due secoli, come sintomo e simbolo di un’epoca e delle sue contraddizioni.
di Stefano Chiappalone
Senza scomodare esiti estremi e controversi, le tendenze più diffuse dell’arte moderna e più ancora dell’arte contemporanea pongono domande che vanno al di là di un semplice cambiamento di stile, il che non implica – almeno in prima battuta – un giudizio, tantomeno un giudizio negativo, ma solo la constatazione di un mutamento rilevante nel modo di percepire ed esprimere la bellezza, a cominciare dalla percezione della figura umana. Per fare un esempio, all’osservatore comune appaiono più vicine tra loro la Maestà di Simone Martini (1284-1344) affrescata nel Palazzo Pubblico di Siena e la Nascita di Venere di Sandro Botticelli (1445-1510) – opere diversissime, a partire dai contenuti –, che non rispetto al celebre Urlo del pittore norvegese Edward Munch (1863-1944). E sempre il nostro “osservatore comune”, quale che sia il suo retroterra culturale e spirituale, capisce almeno qualcosa della Madonna del Cardellino di Raffaello Sanzio (1483-1520), ma ha bisogno che qualcuno gli spieghi tutto dei celebri tagli su tela di Lucio Fontana (1899-1968).
Lo studioso austriaco Hans Sedlmayr (1896-1984) identifica alcuni fenomeni spirituali alla base di altrettante tendenze dell’arte moderna, che si possono sintetizzare come segue: l’estetismo, vale a dire il culto dell’arte; poi il culto della macchina, della geometria e della tecnica, cui si contrappone, quale cattivo rimedio il culto dell’irrazionalità, del caos e del caso, rivelando anche nell’arte quella scissione tra fede e ragione e la conseguente radicalizzazione ora in un senso ora nell’altro, che caratterizzano l’uomo moderno. Naturalmente la riflessione che ne scaturisce non deve mirare a “incasellare” ogni espressione artistica degli ultimi secoli in questa o quella delle menzionate “idolatrie”, né tantomeno condannare in toto l’arte moderna e contemporanea. Per esempio, un fenomeno complesso come il surrealismo non è espresso solo dal dissacrante dipinto di Max Ernst (1891-1976) intitolato La Vergine picchia Gesù davanti a tre testimoni, ma anche da L’ultima Cena o dal Cristo di San Juan de la Cruz di Salvador Dalì (1904-1989). Piuttosto, conviene tenere a mente la lezione di Sedlmayr secondo cui l’arte è “sintomo e simbolo” di un’epoca, della sua mentalità, del suo clima spirituale e delle sue contraddizioni.
Sabato, 3 dicembre 2022