La Vergine è colei che “indica la via”, ovvero Gesù, come spiega il Papa alla vigilia dell’Annunciazione
di Michele Brambilla
Papa Francesco introduce l’udienza generale del 24 marzo dicendo: «oggi la catechesi è dedicata alla preghiera in comunione con Maria, e ricorre proprio alla vigilia della solennità dell’Annunciazione». Pensando proprio alla festa del 25 marzo, il Papa definisce Maria «Donna del “sì”, che ha accolto con prontezza l’invito dell’Angelo» a diventare Madre di Dio fatto uomo.
Il Papa puntualizza: «sappiamo che la via maestra della preghiera cristiana è l’umanità di Gesù. Infatti, la confidenza tipica dell’orazione cristiana sarebbe priva di significato se il Verbo non si fosse incarnato, donandoci nello Spirito la sua relazione filiale con il Padre». Anche la preghiera della primitiva comunità cristiana ruotava attorno alla SS. Trinità: «Cristo è il Mediatore, il ponte che attraversiamo per rivolgerci al Padre (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 2674). È l’unico Redentore: non ci sono co-redentori con Cristo. È il Mediatore per eccellenza, è il Mediatore. Ogni preghiera che eleviamo a Dio è per Cristo, con Cristo e in Cristo», come si dice nella dossologia della preghiera eucaristica, «e si realizza grazie alla sua intercessione. Lo Spirito Santo estende la mediazione di Cristo ad ogni tempo e ogni luogo: non c’è altro nome nel quale possiamo essere salvati (cfr At 4,12)».
Qual è, allora, il “ruolo” della Madonna? Il Pontefice risponde: «ella occupa nella vita e, quindi, anche nella preghiera del cristiano un posto privilegiato, perché è la Madre di Gesù. Le Chiese d’Oriente l’hanno spesso raffigurata come l’Odigitria, colei che “indica la via”, cioè il Figlio Gesù Cristo». Le icone bizantine dell’Odigitria raffigurano Maria nell’atto di indicare all’osservatore il Bambino: «nell’iconografia cristiana la sua presenza è ovunque, a volte anche in grande risalto, ma sempre in relazione al Figlio e in funzione di Lui. Le sue mani, i suoi occhi, il suo atteggiamento sono un “catechismo” vivente e sempre segnalano il cardine, il centro: Gesù», tanto che potremmo definirla più discepola che Madre.
Maria interviene nei momenti chiave della vita del Redentore e «Gesù ha esteso la maternità di Maria a tutta la Chiesa quando le ha affidato il discepolo amato, poco prima di morire in croce. Da quel momento, noi siamo collocati tutti sotto il suo manto, come si vede in certi affreschi o quadri medievali. Anche la prima antifona latina – Sub tuum praesidium confugimus, sancta Dei Genitrix: la Madonna che, come Madre alla quale Gesù ci ha affidati, avvolge tutti noi; ma come Madre, non come dea, non come corredentrice: come Madre», rimarca il Santo Padre. Di fronte al proliferare degli epiteti rivolti alla Vergine, il Papa ammonisce: «è vero che la pietà cristiana sempre le dà dei titoli belli, come un figlio alla mamma: quante cose belle dice un figlio alla mamma alla quale vuole bene! Ma stiamo attenti: le cose belle che la Chiesa e i Santi dicono di Maria nulla tolgono all’unicità redentrice di Cristo. Lui è l’unico Redentore».
Le prime espressioni dell’Ave Maria vengono dal Vangelo «e, analogamente a come avviene nel Padre Nostro, dopo la lode aggiungiamo la supplica: chiediamo alla Madre di pregare per noi peccatori, perché interceda con la sua tenerezza, “adesso e nell’ora della nostra morte”. Adesso, nelle concrete situazioni della vita, e nel momento finale, perché ci accompagni – come Madre, come prima discepola – nel passaggio alla vita eterna».
Venerdì, 26 marzo 2021