Stiamo per celebrare la Pasqua annuale, ma la morte e la resurrezione di Cristo si ripetono quotidianamente nell’Eucaristia e sono quindi perpetuamente attingibili. Duro monito del Pontefice nei confronti dei cattolici che si lasciano intimidire dalle convenienze mondane
di Michele Brambilla
«Già immersi nel clima spirituale della Settimana Santa», dice Papa Francesco all’inizio dell’udienza generale del 31 marzo, Mercoledì Santo, «siamo alla vigilia del Triduo pasquale. Da domani a domenica vivremo i giorni centrali dell’Anno liturgico, celebrando il mistero della Passione, della Morte e della Risurrezione del Signore. E questo mistero lo viviamo ogni volta che celebriamo l’Eucaristia».
Proprio così: «quando noi andiamo a Messa, non andiamo solo a pregare, no: andiamo a rinnovare, a farlo di nuovo, questo mistero, il mistero pasquale», nella sua riproposizione sacramentale. «Questo è importante non dimenticarlo. È come se noi andassimo al Calvario – è lo stesso – per rinnovare, per fare di nuovo il mistero pasquale»: la Messa è vero sacrificio perché ci permette di attingere continuamente all’unico sacrificio del Golgota.
Il Triduo pasquale ha varie tappe: la prima è certamente «la sera del Giovedì Santo», quando si commemora l’Ultima Cena. «È la sera in cui Cristo ha lasciato ai suoi discepoli il testamento del suo amore nell’Eucaristia, ma non come ricordo», puntualizza il Pontefice, «ma come memoriale, come sua presenza perenne. Ogni volta che si celebra l’Eucaristia, come dissi all’inizio, si rinnova questo mistero della redenzione». L’Ultima Cena di Gesù corrispondeva al rito pasquale dell’Antica Alleanza e inaugura la vera e definitiva liberazione, quella dalla schiavitù del peccato. Anticipa nel sacramento quanto accadrà il giorno dopo, Venerdì Santo: «nell’intensità del rito dell’Azione liturgica ci sarà presentato il Crocifisso da adorare. Adorando la Croce, rivivremo il cammino dell’Agnello innocente immolato per la nostra salvezza. Porteremo nella mente e nel cuore le sofferenze dei malati, dei poveri, degli scartati di questo mondo; ricorderemo gli “agnelli immolati” vittime innocenti delle guerre, delle dittature, delle violenze quotidiane» e, molto politically uncorrect, «degli aborti». Il Papa insiste: «facciamo un elenco di tutte le guerre che si stanno combattendo in questo momento; di tutti i bambini che muoiono di fame; dei bambini che non hanno educazione; di popoli interi distrutti dalle guerre, dal terrorismo. Di tanta, tanta gente che per sentirsi un po’ meglio ha bisogno della droga, dell’industria della droga che uccide… È una calamità, è un deserto».
I cristiani si sentono come delle piccole oasi in questo deserto, tuttavia fanno la medesima esperienza di Cristo, «ma diciamoci la realtà: in questo Calvario di morte, è Gesù che soffre nei suoi discepoli. Durante il suo ministero, il Figlio di Dio aveva sparso a piene mani vita, guarendo, perdonando, risuscitando… Adesso, nell’ora del supremo Sacrificio sulla croce, porta a compimento l’opera affidatagli dal Padre: entra nell’abisso della sofferenza, entra in queste calamità di questo mondo, per redimere e trasformare. E anche per liberare ognuno di noi dal potere delle tenebre, dalla superbia, dalla resistenza a essere amati da Dio», e questo solo Dio può farlo. Un uomo è troppo poco: ci vuole l’uomo-Dio!
Ci sono stati dei casi nei quali i cristiani non si sono comportanti da discepoli del Risorto. Il Santo Padre paragona questi cedimenti alle guardie davanti al sepolcro, che furono messe a tacere dal Sinedrio con un po’ di denaro, affinché non parlassero a nessuno del miracolo inoppugnabile di cui erano divenute, loro malgrado, testimoni oculari: «i nemici lo hanno visto, e poi hanno fatto finta di non averlo visto. Perché? Perché sono stati pagati. Qui è il vero mistero di quello che Gesù disse una volta: “Ci sono due signori nel mondo, due, non di più: due. Dio e il denaro. Chi serve il denaro è contro Dio”. E qui è il denaro che ha fatto cambiare la realtà. Avevano visto la meraviglia della resurrezione, ma sono stati pagati per tacere. Pensiamo alle tante volte che uomini e donne cristiani sono stati pagati per non riconoscere nella pratica la resurrezione di Cristo, e non hanno fatto quello che il Cristo ci ha chiesto di fare, come cristiani». L’annuncio pasquale, nella notte del Sabato Santo, risuonerà anche per i cattolici timidi o intimiditi, affinché ritrovino il coraggio che il Risorto diede ai primi discepoli e ritornino ad essere missionari.
Giovedì, primo aprile 2021