Un “mondo migliore” non nasce improvvisamente, ma ha bisogno di infinita pazienza. Come insegna la storia cristiana e come ha ricordato Papa Francesco.
di Marco Invernizzi
Uno degli insegnamenti di Giovanni Cantoni che ricordo con maggiore frequenza nel nostro tempo è quello relativo alla “pazienza storica”. Mi è immediatamente tornato alla mente leggendo l’Angelus di Papa Francesco di domenica 19 luglio, presentato come al solito dal nostro Michele Brambilla, che tratta della zizzania seminata da “un nemico” e cresciuta accanto al buon grano. L’intenzione dei servi, osserva il Pontefice, è di eliminare subito la zizzania, mentre il padrone decide di aspettare, di lasciare crescere la zizzania e di eliminarla soltanto alla fine, in occasione della mietitura.
La riflessione offre una lettura della storia importante. Cominciamo dal diavolo, che esiste e che fa il male. È il nemico dell’uomo, una verità oggi non più scontata, neppure nel mondo cattolico. Molti si ostinano a non voler vedere la realtà del male che opera nel tempo, altri pensano che sia sufficiente curare le ferite prodotte dal male, senza risalire all’origine. Intanto il male penetra fra gli uomini senza risparmiare nessuno e mette in atto la propria seduzione, soprattutto attraverso i modi di vivere che si sono diffusi in particolare dopo il 1968.
Il padrone del campo invita ad aspettare prima di estirparlo, come vorrebbero i servi, per evitare di eliminare i buoni insieme ai malvagi.
Il male va combattuto e denunciato, ma sarà eliminato solo alla fine del tempo dal giudice della storia. Chi s’illude di farlo prima cade inevitabilmente in una prospettiva millenarista come è accaduto con il tentativo di costruire un mondo perfetto per mezzo delle ideologie.
Dio non ci insegna a fare finta di non vedere il male, ma ci invita a vivere accanto a esso, denunciandolo con coraggio e senza perdere la speranza che anche i malvagi possano cambiare l’orientamento della propria vita.
È la via della conversione che ha accompagnato la Chiesa fin dai primi secoli della sua storia, quando i pochi cristiani convinsero i molti pagani che la Verità e il Bene erano entrati nella storia e l’avevano definitivamente cambiata. Nacque così una cristianità attraverso un lungo e paziente lavoro di semina: molti persecutori si convertirono, cambiò la cultura e si modificarono i costumi. Non nacque un mondo perfetto, di soli buoni, ma una civiltà dove essere cristiani non era più un atto eroico, dove i santi divennero i modelli, anche se poco imitati.
Perché nascesse quel mondo fu necessaria una pazienza sapiente, che additava come esempio l’eroismo dei martiri e contemporaneamente riaccoglieva con misericordia i tanti lapsi, che avevano tradito la fede, chinandosi sulla loro debolezza.
Sul nostro canale YouTube stiamo cercando di raccontare questa storia meravigliosa, eppure così difficile e costata tanto sangue.
Oggi quel mondo è finito e vivere da cristiani ritorna a essere un atto eroico. Lo è stato nell’epoca delle ideologie, lo sarà nell’epoca della dittatura del relativismo, quando il pensiero unico indurrà i buoni a tacere per paura di dire la verità e di essere perseguitati.
Tuttavia questo mondo frutto della semina della zizzania è fragile perché basato su una menzogna, come lo era il “socialismo reale”: spetta a chi ha avuto il dono della fede seminare la speranza nella possibilità di far nascere un mondo diverso così come è avvenuto nel corso della prima evangelizzazione. Ma per farlo va coltivata quella pazienza storica che Cantoni sempre raccomandava di fronte al male, ai malvagi, che pure possono convertirsi, agli insuccessi e alle difficoltà che non mancheranno mai.
Martedì, 21 luglio 2020